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Torino, Bonazzoli ritorna a S. Siro da ex. Ravera: "Un predestinato dai tempi dell'Inter, questo può essere il suo anno"

di Mattia Zangari

Domenica pomeriggio, Federico Bonazzoli torna al Giuseppe Meazza, il prestigioso palcoscenico che ha calcato per la prima volta con la maglia dell'Inter a 16 anni e 6 mesi: era il 4 dicembre 2013, quando Walter Mazzarri lo gettò nella mischia per il match di Coppa Italia vinto contro il Trapani. "Sin da quando aveva dieci anni si capiva che Federico fosse un predestinato - racconta al Corriere della Sera Michele Ravera, che lo allenò per due stagioni tra Pulcini ed Esordienti nel settore giovanile nerazzurro -. Ne eravamo tutti sicuri, sia io sia i responsabili del vivaio. Un po’ per le sue qualità tecniche innate, un po’ per le capacità coordinative che gli permettevano di trovare tante acrobazie inconsuete per ragazzini piccoli. È sempre stato un attaccante di razza, segnava letteralmente a valanga: quattro-cinque gol a partita, tra i coetanei faceva assolutamente la differenza e veniva ritenuto sin da piccolo un talento di livello nazionale. Vederlo oggi in Serie A è un motivo di grande soddisfazione. Colpiva soprattutto per la personalità — sottolinea Ravera —, voleva sempre la palla tra i piedi e, quando non ce l’aveva, se la andava a cercare. Questo è fondamentale per diventare calciatore, chi cura l’attività di base guarda molto l’attitudine di un bambino a nascondersi o a proporsi. Da questo punto di vista l’imprinting emotivo-caratteriale che ti dà madre natura è fondamentale. E la cosa bella di Federico era che aveva sempre voglia di giocare e allenarsi: era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via dal campo".

Ora la sfida più grande: sfondare in Serie A. "Federico ha fatto esperienza in Lega Pro e Serie B: se è arrivato in A è perché se lo è meritato e nessuno gli ha regalato niente — sottolinea Ravera —. Io sono ottimista sul fatto che questo possa essere il 'suo' anno". 


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