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The Polemic One - La Gazzetta va contro Thohir: facciamo chiarezza. E De Boer?

di Alessandro Cavasinni

C'è un articolo che ieri mattina mi ha colpito più di altri. Un articolo della Gazzetta dello Sport redatto dall'ottimo collega Luigi Garlando, che parlava della lontananza di Thohir da Milano e dal mondo Inter. Passaggi piuttosto marcati, decisamente critici verso la nuova gestione societaria. Mi sono permesso di analizzarlo e chiarire alcuni aspetti.

''Il popolo interista, abituato da 20 anni ad ascoltare il suo presidente, Massimo Moratti, all’uscita dell’ufficio, davanti al solito baretto, anche dopo il peggior 5 maggio, per ricevere una spiegazione, un conforto o anche semplicemente un sorriso, vive con profondo disagio la distanza e i silenzi di Erick Thohir. Ieri il nuovo padrone si è fatto vivo con un comunicato. Ha spiegato: «Sono deluso, ma il progetto va avanti». Parole più fredde e vuote del silenzio. Quale progetto? Esiste davvero? Quale sarà l’Inter di Thohir? Sono queste le domande che inquietano gli innamorati della Beneamata, più ancora della classifica e di un gioco incomprensibilmente involuto, nonostante il privilegio di settimane vuote di coppe che Garcia ha fatto fruttare bene”.

Partiamo da qui. Garlando a che titolo parla del tifoso interista? E' interista anche lui? Qualcuno l'ha delegato a farsi portavoce del pensiero altrui? V'è la certezza che tutti gli interisti del mondo la pensino così e si facciano queste domande? Senza offendere nessuno, ci sembra quantomeno presuntuoso metterla in questi termini. Potrebbe sembrare un mero esercizio per racimolare consensi nel lettore di fede nerazzurra con il ritornello: “So come la pensi e hai ragione”.

 

“È ora che Thohir parli e non solo per rinnovare la stima a Fresi o Ventola; è ora che ci metta la faccia e non solo per fare acquisti all’Inter shop. Il padrone ha diritto di gestire come crede, ma una società di calcio è un’azienda molto particolare, in cui anche l’ultimo tifoso è azionista, per passione non per quote, e come tale merita di sapere cosa lo aspetta, per non essere tradito da illusioni e da promesse a salve. D’Ambrosio è il massimo dei sogni possibili di mercato? Per 2-3 anni Thohir dovrà ripianare e poi pensare a investire? Ci sta, legittimo. Ma lo si dica chiaramente e si calibrino i traguardi di conseguenza. In questo Mazzarri ha ragione e pretende doverosa trasparenza. Cosa c’entra lo sbandierato modello-Arsenal, cioè giovani e spettacolo, con l’Inter di Cambiasso-Zanetti e dei lanci lunghi all’isolato Palacio? Mazzarri, stimato chef da cucina povera, come Davide Oldani, abile a spremere il massimo da ingredienti umili, serve nell’emergenza e poi, al momento di investire in campioni, lascerà il posto a qualche De Boer? La gente vuole saperlo. Comprensibile che in questi primi mesi la nuova proprietà passi al setaccio libri contabili e competenze, restringendo spese e svuotando dai debiti la barca che stava affondando, ma contemporaneamente qualcuno deve occuparsi del progetto tecnico che non è meno importante per la sopravvivenza. Chi si occupa di questo mercato? E di quello estivo? Branca e i soliti? Moratti ha subito una sostituzione calcistica o da basket e poi rientra? Dov’è la rivoluzione indonesiana? Ha sbottato l’agente di Guarin: «È straziante non sapere cosa voglia Thohir. Non ci ha mai parlato. Vogliamo chiarezza». Anche lui. Come Mazzarri. Come i tifosi”.

Tralasciando, non senza amarezza, l'infelice quanto banale ironia su Fresi e Ventola, soffermiamoci sulla contestazione del (presunto) offuscamento della realtà da parte del neo presidente nerazzurro. Thohir ha parlato spesso e sempre in modo cristallino: nessun investimento pazzo, avanti adagio. E con Mazzarri in panchina. Prima risanamento, poi crescita graduale. Una tesi chiara, che lo stesso giornale per cui scrive anche Garlando ha ribadito più e più volte. Non lo scopro certo io. E le illusioni, per i tifosi, non arrivano certo da Thohir: sono altri che ogni giorno accostano nomi impossibili al mercato dell'Inter. Fesso chi ci casca. Chiarezza su De Boer? Alzi la mano chi ha mai sentito un presidente annunciare: “Sì, oggi restiamo con Tizio, che fa con quello che passa la casa. Ma vi svelo che sto già facendo il mercato per Caio, che sarà sulla nostra panchina dal giugno prossimo”. Non l'ha fatto nemmeno Galliani con Seedorf dopo che Allegri ha candidamente ammesso l'addio a fine stagione. Senza contare che, a oggi, quelle su Mazzarri restano speculazioni e nulla più.

 

“Gli sceicchi, preso il Psg, individuarono in Leonardo il referente tecnico e gli affidarono la regia assoluta. Thohir in Gazzetta ci spiegò: «Non amo l’one man show, decideremo insieme». Ma il calcio ha bisogno di decisioni competenti, continue e tempestive, incompatibili con il tavolo affollato di un cda, soprattutto se la maggioranza del tavolo sta dall’altra parte del mondo. Sarà un caso, ma quando gli americani hanno ridotto da due a uno gli interlocutori tecnici, la Roma ha trovato la via. A parte quelli che spulciano i libri contabili, quanti uomini di Erick sono già attivi all’Inter? Quali si occupano della disciplina e della gestione ordinaria? Ieri Mazzarri si è pentito a voce alta dei dieci giorni di vacanza regalati ai sudamericani. Chi ha deciso? Chi comanda? Come Stramaccioni era costretto a metterci la faccia per sbrogliare il pasticcio Sneijder, così Mazzarri va ripetutamente in tv a lamentarsi degli arbitri. Nel caso, al Milan e alla Juve lo fanno Galliani e Marotta. Dove sono i dirigenti dell’Inter quando si gioca? Thohir spedisce flebili lamentele dall’Indonesia. C’è il rischio che anche Mazzarri, lasciato solo contro vento, vada alla deriva come il predecessore. È ora che Erick Thohir parli e deleghi con chiarezza. E spieghi finalmente la sua Inter. Cos’è, dov’è, quando arriva. Chi la ama ha diritto di sapere cosa aspettarsi e fino dove sognare”.

Nell'ultimo passaggio, si notano almeno un paio di falsi. Uno: Mazzarri non si è mai pentito dei giorni di vacanza concessi ai sudamericani. E' un iter rodato, che utilizza da sempre, come ha lui stesso evidenziato. Due: lo stesso Mazzarri non va “ripetutamente” a lamentarsi degli arbitraggi. E' successo ultimamente che, dopo aver evitato nelle precedenti giornate di discuterne, siano avvenuti episodi contrari su cui il tecnico ha risposto a domande di chi lo intervistava a caldo. Il rigore su Alvarez col Parma, quello su Palacio a Napoli più l'espulsione di Alvarez, il rigore su Palacio nel derby e rigore su Rolando più rosso a Dias con la Lazio. Episodi piuttosto chiari, su cui non è che servisse un concilio di dirigenti. Senza contare che pure Allegri e Conte si lamentano piuttosto spesso (soprattutto il secondo) degli arbitri, e l'aggiunta di parole di fuoco dei rispettivi dirigenti potrebbe anche essere valutata come un'esagerazione.
“C'è il rischio che Mazzarri vada alla deriva come il predecessore”: messa così, più che un timore sembra una minaccia. Per il resto, riscontriamo il tipico peccato italiano: si chiede tutto e subito. Per poi criticare la mancanza di progettualità. Per chi si fosse messo in collegamento solo adesso, ripetiamo: Thohir è stato fin troppo chiaro. Ora gli va dato il tempo per mettere in pratica le sue idee. E non si tratta di settimane o del mercato di gennaio, ma di uno-due anni. Se poi si vuol fare un articolo che racconti il punto di vista dei tifosi per sapere cosa si aspettano e cosa sognano, allora a scriverlo dovrebbero essere loro. E soltanto loro. 


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