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The Polemic One - Tosel, Destro e codice etico: solo imbarazzo. Ci pensa Pasolini

di Alessandro Cavasinni

''Cos'è diventato il calcio, una giungla?''. Prendiamo in prestito una citazione ormai celeberrima di Alberto Malesani per chiederci cosa stia diventando il calcio in Italia. Retoricamente, s'intende. Perché sappiamo bene che la deriva è sempre più reale. Senza scomodare i ''fasti'' storici del calcioscommesse (tra prequel e sequel), degli stadi di Italia 90 e di Calciopoli, possiamo restare al presente e accorgerci che lo sport nazionale è permeato da verità taciute.

Gestione politica imbarazzante a ogni livello che fa il paio con uno spettacolo deprimente in campo, in cui simulazioni, proteste ingiustificate, sviste arbitrali e isterismi vari sono di ordinaria amministrazione.

Il caso della settimana riguarda un ex nerazzurro come Mattia Destro. L'attaccante della Roma schiaffeggia vistosamente Astori nel match di Cagliari e poi crolla a terra senza motivazione alcuna. L'arbitro vede una trattenuta e non il gesto violento, accordando così una punizione in favore dei rossoblu. ''La successiva manata di Destro non è stata vista né da me né dai miei collaboratori'', ha confermato il direttore di gara al Giudice sportivo, che così ha aperto all'applicazione della prova-tv. Il gesto è effettivamente violento, ma non si diceva che la prova-tv potesse essere applicata solo nel caso in cui l'arbitro non avesse visto e giudicato l'azione? Ok, Massa sottolinea di non aver visto lo schiaffo, però l'azione sì e ha giudicato (sbagliando) solo la trattenuta. Seguendo questa logica, ogni decisione dell'arbitro dovrebbe passare al setaccio della prova-tv. Pensate a un'entrata a gamba tesa durissima, punita solo con una punizione senza sanzione: prova-tv e conseguente ammonizione a posteriori o rosso più squalifica. Insomma, si ribalta totalmente quello che ci è stato raccontato fino a oggi. Anzi, a ieri. Perché la manata avviene all'interno di un'azione di gioco vista dall'arbitro. Che poi abbia visto male, non ci sono dubbi. Ma ha visto e giudicato. Stop. Tosel, in una volta sola, ha contraddetto anni di giurisdizione calcistica, condannando con 3 giornate di squalifica Mattia Destro.

A rendere completo il quadro imbarazzante del calcio nostrano è arrivato lo spiffero secondo cui Destro, in caso di squalifica confermata dopo il reclamo della Roma, non sarà convocato per lo stage della Nazionale del 14 e 15 aprile. Questione di codice etico, che gli impone lo stop anche in azzurro. Ma il bello è altro: l'intenzione di Prandelli sarebbe quella di fargli effettuare i test fisici una volta scontata la squalifica. Come dire: etica a gettone, un tanto al chilo. Se dai uno schiaffo prima di una convocazione, non sei eticamente sportivo e non meriti la maglia azzurra. Estremizzando, uno potrebbe schiaffeggiare avversari per svariate gare consecutivamente, fermarsi a ridosso di una convocazione di Prandelli e uscirne più pulito rispetto a uno che sbaglia solo alla vigilia di suddette convocazioni. Impantanarsi mode: on. Qualcosa non va, è evidente, a tutte le latitudini del nostro calcio, "In tutti i luoghi e in tutti i laghi" (altra citazione poco raccomandabile).

E allora lasciamoci con un riferimento che calza a pennello e che soppianta i precedenti: "Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio progetto di romanzo, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti".


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