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"Adesso bisogna sbagliare meno delle altre"

di Redazione FcInterNews
Fonte: Gianluca Rossi - Qsvs.it - Tmw

A Roma l'Inter aveva a disposizione due risultati su tre e ha invece raccolto l'unico da evitare, la sconfitta. Più che la partita persa di misura stupisce l'eccessivo nervosismo che continua a permeare l'ambiente. Fino a qualche settimana fa un certo d'animo era comprensibile, perché la squadra stava attraversando una crisi tecnica e mentale e l'eccessiva severità arbitrale c'era solo con le partite dei nerazzurri. Ora però la squadra sta meglio e, come avevo previsto, il trend arbitrale si è più o meno normalizzato. Non l'Inter, che continua a risentire di una tensione, alzata da un ambiente abituato a disegnare scenari tanto apocalittici quanto assurdi. Il nervosismo della squadra: sette ammoniti all'Olimpico sono francamente troppi. E se Morganti con il cartellino giallo ha esagerato con Zanetti, lo meritava comunque Chivu per un fallaccio nel finale su Toni. Giusti gli altri provvedimenti, con la squalifica di Maicon Lucio, Zanetti ed Eto'o con il Bologna, senza contare che ora anche Sneijder è sotto diffida. La sconfitta dell'Olimpico pesa dal punto di vista psicologico perché a differenza di Catania dove l'Inter aveva giocato male, qui l'Inter ha giocato bene, dando l'impressione di essere superiore alla Roma, dalla quale invece ha buscato. L'episodio che ha rotto l'equilibrio condanna purtroppo Julio Cesar, spesso decisivo in positivo e stavolta colpevole. Incomprensibile come possa essergli sfuggito di mano il pallone che De Rossi ha agevolmente trasformato nel primo gol giallorosso dopo poco più di un quarto d'ora. Un errore alla Dida: e come Abbiati dopo Parma, anche Julio Cesar si è assunto le sue inevitabili responsabilità. Già col Livorno, mercoledì scorso a San Siro, il portiere nerazzurro era apparso poco lucido su un paio di conclusioni dalla distanza. Un problema di concentrazione da risolvere al più presto.

L'Inter poi si è accesa a fiammate, sempre più brevi però: su una di queste ha raggiunto il pareggio con Milito dopo venti minuti di ripresa in un'azione in chi il guardalinee Lanciano ha ignorato la netta posizione di off-side di Pandev e forse di qualcun altro. Gli errori arbitrali vanno ricordati anche quando sono a favore, come in questo caso. E intorno alla mezz'ora della ripresa, quando l'Inter doveva far sua la gara, l'ha persa, anche con un po' di malasorte. Su un tiraccio sbagliato di Taddei, Toni si è trovato solo davanti a Julio Cesar e ha girato in rete. Disordinato e troppo nervoso il forcing nerazzurro nel finale, frustrato dal legno di Milito, il suo secondo personale considerando la traversa in avvio di ripresa, il terzo sommando la traversa di Samuel nel primo tempo. Ora la situazione chiara: il margine sulla Roma è al minimo storico e, in caso di arrivo a pari punti, diversamente dal Milan, il titolo andrebbe ai giallorossi. Si resta davanti ma non si può più sbagliare o comunque di deve sbagliare meno degli altri nelle sette partite che restano. Inutile far calcoli: la pressione dovrebbero sentirla tutti, a cominciare dalla Roma, che è in serie positiva da oltre venti gare e che prima o poi un calo di tensione potrebbe pure averlo. Da sempre a piazza giallorossa è un po' particolare: fino a ieri nessuno parlava di scudetto, ma ora ci credono tutti e un po' di paura di vincere, quella che il tennista chiama 'braccino', potrebbe serpeggiare anche lì.

Ognuna delle contendenti dovrà essere brava a chiudersi a riccio, respingendo le inevitabili pressioni del proprio ambiente. Quello nerazzurro lo si conosce: basta una bella vittoria e allora Mourinho è un genio e l'escluso Balotelli un inutile orpello, ma con una sconfitta tutto cambia, perché Mourinho si trasforma improvvisamente in un incapace e Balotelli diventa Pelè senza aver giocato. Si sa che il tifo e l'equilibrio nei giudizi viaggiano in direzioni opposte e contrarie. Certamente occorre La darci liberare la mente, spazzando via una logica del lamento non più attuale, gestendo il margine rimasto con la calma dei forti. In questo periodo tutti sono più o meno scoppiati e la Champions per l'Inter non dev'essere un alibi ma un ulteriore motivazione. La squadra più vicina allo scudetto resta l'Inter e se chi insegue sogna di poterselo cucire sul petto, non vedo perché non dovrei crederci io. Ma più che il sottoscritto deve crederci la squadra, ritrovando la serenità dei giorni migliori: delle sette gare rimaste, a parte Inter-Juventus a San Siro che, al di là dell'attuale valore dei bianconeri, sfugge a qualsiasi pronostico, l'unico vero ostacolo di qui al 16 maggio è la trasferta di Firenze. Il calendario della Roma pare più agevole, ragione in più per non sbagliare più.


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