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Ancelotti: "Le differenza tra la A e l'estero. La Juve..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Le differenze tra allenare in Italia e allenare all'estero spiegate da Carlo Ancelotti: "Ad un certo punto ho pensato di ricominciare per completarmi, anche imparando altre lingue. Ci sono differenze ambientali enormi. In Spagna c'è passione ma è più controllata. In Inghilterra l'atmosfera è diversa rispetto agli anni Ottanta, ora negli stadi c'è un bell'ambiente, è un modo di vivere il calcio più rilassato e se la squadra retrocede alla fine fa il giro di campo, in Italia questo non succede e fai fatica ad uscire dallo stadio", spiega al Corriere dello Sport
 
Dove sta andando il calcio del nostro Continente? 
"Il calcio europeo ha seguito negli ultimi anni la filosofia del Barcellona di Guardiola, ma il bello del calcio e che non c'è uno schema o filosofia vincente, c'è un gruppo di persone che lavorano insieme, il segreto è la relazione che il gruppo di persone riesce ad avere. Quando ho iniziato ad allenare avevo 17 giocatori e uno staff di poche persone, ora siamo una cinquantina, il rapporto è meno diretto e devi delegare, ma alla fine quello che conta è l'alchimia che riesci a creare unendo le forze per raggiungere un obiettivo, poi si parla di schemi e di tattica ma alla fine sono le persone che fanno la differenza. Siamo prima persone".  
 
A proposito di alchimie, ce ne saranno anche nel nostro campionato? 
"Certo, mi vengono in mente l'Empoli, il Sassuolo o il Napoli. Oggi però la Juventus è all'avanguardia rispetto alle altre anche perché ha uno stadio di proprietà, un vantaggio che sto vedendo in tante parti d'Europa. Lo stadio di proprietà porta oro nelle casse di società. E' un ritrovo, prima, durante e dopo le partite".  
 
 


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