Ancelotti: "Premier ideale per Mario. E zero razzismo"
Fonte: La Stampa
In un'intervista a La Stampa il tecnico del Chelsea, Carlo Ancelotti, parla di Italia, di Inter e di Balotelli. Ecco alcune passaggi più significativi dell'intervista realizzata da Roberto Beccantini:
Carlo Ancelotti, è vero che Balotelli lo voleva anche il Chelsea?
«Non mi risulta».
Finirà al Manchester City, contento?
«Mica tanto. Il City è la società che, in Europa, ha speso di più. Altro che quarto posto: lotterà per il titolo».
Tornando a Balotelli: gli inglesi lo aspettano al varco.
«Mario è un talento matto. La Premier rappresenta l’approdo ideale. Ritrova Roberto Mancini, l’allenatore che lo lanciò in serie A; e come razzismo, siamo vicini allo zero assoluto. Nessun alibi e un consiglio, uno solo: occhio ai tabloid».
Vent’anni ad agosto, Balotelli: «un talento non indispensabile», firmato Massimo Moratti.
«Primo: 35 milioni di euro, se confermati, sono una signora cifra. Secondo: in Italia c’è troppa pressione sui giovani; si preferisce l’usato sicuro all’usabile incerto».
La Rai ha deciso di limitare drasticamente la moviola. Giusto o no?
«Finalmente. Ma non ci credo».
Berlusconi e Moratti hanno scoperto il fair play finanziario. Stupito?
«L’Uefa di Michel Platini ha messo dei paletti, tempo un paio di stagioni e saranno cavoli amari per molti. Scordiamoci l’epoca delle vacche grasse. Berlusconi e Moratti non potevano non adeguarsi».
Mourinho al Real: se lo aspettava?
«Diciamo che non mi ha sorpreso. Pure al Porto, vinta la Champions, tolse il disturbo. E poi in Italia non legava con l’ambiente».
Lei fu buon profeta: l’Inter di Sneijder è più imprevedibile dell’Inter di Ibrahimovic.
«Non ci voleva un genio. E comunque, arbitri o non arbitri, se l’Inter ha centrato la tripletta, il merito è quasi tutto di Mourinho. A volte sta sulle scatole pure a me, ma che motivatore, che trascinatore!».
Il mistero Ibrahimovic: sette scudetti consecutivi fra Ajax, Juventus, Inter e Barcellona, ma a livello europeo, non pervenuto.
«Il calcio non è una scienza, e Ibra sembra proprio il testimonial di questo slogan. Siamo di fronte a un grande solista: troppo grande, forse, per fare squadra. Nello stesso tempo, se non ne sono venuti a capo fior di tecnici come Capello, Mancini, Mourinho e Guardiola, si figuri cosa potrà mai suggerire il sottoscritto. Dall’esterno, per giunta».
Da Mourinho a Benitez: come cambierà l’Inter?
«Rafa è meno mediatico ma altrettanto concreto. Escludo rivoluzioni».