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Arnautovic e Sanchez, i cavalli di ritorno funzionano? Da Dimarco e Lukaku a Serena e Adriano: i precedenti

di Raffaele Caruso

Arnautovic e Sanchez sono tornati a vestire la maglia dell'Inter. Il primo dopo 13 anni, il secondo dopo un solo anno. Per alcuni si tratta di una "minestra riscaldata", la speranza della dirigenza nerazzurra è invece quella che i due possano fare molto meglio di Lukaku: il rendimento del suo ritorno, la scorsa stagione, è stato un mezzo flop. A differenza di quello di Federico Dimarco, tornato alla base e diventato titolarissimo di Inzaghi grazie al suo magico sinistro: "un cavallo di ritorno azzeccatissimo", come definito da La Gazzetta dello Sport. 

"Anche se molti non lo ricordano, quello di Adriano fu un ritorno - da una comproprietà con il Parma - e fu l'iradiddio che tutti ricordano", si legge sull'edizione online della Rosea.  "Discorso analogo per Cristiano Zanetti, rimasto per due partite nel 1998 e poi riacquistato tre anni dopo sulla scia degli exploit di Cagliari e Roma, con discreto successo. Infine Hernan Crespo: 16 reti nel 2002/2003, maxi cessione al Chelsea e ritorno nel 2006 per tre stagioni. Ottima la prima, sottotono le altre", continua. Non memorabile sicuramente il ritorno di Santon dopo 4 anni di Newcastle.

Andando più indietro con gli anni troviamo il precedente di Aldo Serena: prima dell'esperienza alla Juve dal 1985 al 1987, è un'apoteosi di Inter. "Per Giuseppe Meazza fu invece solo un richiamo di fine carriera, perché prima è protagonista assoluto nella dozzina di anni di Ambrosiana e poi - sei anni dopo l'addio verso Milan e Juventus -, veste il nerazzurro giusto per due gol da 37enne con già qualche panchina da allenatore nel curriculum. L'italoargentino Attilio Demaria è una stella sempre poco ricordata dell'Inter degli Anni Trenta e Quaranta, nerazzurro per dieci anni divisi equamente - per tempo e prestazioni - in due tranche: in mezzo, due anni nella sua terra natìa. Tra i cavalli di ritorno ben riusciti figurano infine anche Emilio Agradi (dal 1922), Leopoldo Conti (dal 1922) e Valentino Degani (dal 1926) mentre tra quelli ormai troppo riscaldati vanno citati Guido Gianfardoni (1932-33), Renato Olmi (dal 1942), Mauro Bicicli (1966-67) e Aristide Guarneri (1969-70)", riporta la Gazzetta nella sua analisi. 


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