Arturi (GdS): "Critiche dei tifosi a WM esagerate"
Sulle pagine della Gazzetta dello Sport in edicola oggi, Franco Arturi, penna della rosea, si sofferma sul rapporto fra Walter Mazzarri e il pubblico nerazzurro che pare proprio non gradire il tecnico livornese: "Continua la crociata anti Mazzarri. Divido la questione in due parti distinte: quella tecnica e quella umana. Sul primo versante l’allestimento di questi roghi su cui bruciare l’allenatore mi lascia perplesso. La Santa Inquisizione ha uno schieramento impressionante: una pletora di grandi personaggi, opinionisti di ogni tipo, blog e certamente tifosi comuni. Lo trovo esageratissimo. Due rovinose sconfitte non giustificano questi toni da supplizio e crucifige. Juve e Roma sono su un altro piano, ok. Ma siete certissimi che la rosa dell’Inter sia migliore di quelle della Fiorentina, del Napoli e finanche, udite udite, del Milan? Io proprio no. Con qualche problemino societario in più, visto che il suo presidente vede quasi tutte le partite da 11.095,55 km di distanza.
E’ vero, Mazzarri è ancorato ad un modulo di gioco che schiererebbe anche nei campionati virtuali dove Totti e la signora Agnelli si mandano reciprocamente. Ma la maggioranza degli allenatori resta ancorata ad un’idea di calcio tutta la vita, è un’evidenza. Poi, d’accordo, dobbiamo concedergli sul piano dialettico che non si possa dire in pubblico che il suo eterno 5-3-2 è quello che è, cioè un calcio difensivo e tradizionalista: d’altra parte se glissiamo sul tema con Guidolin, Gasperini o perfino l’ultimo Van Gaal del Mondiale, perché non dovremmo essere altrettanto generosi con l’allenatore nerazzurro? Che ha (avrebbe) tutto il tempo per riscattare gli ultimi due scivoloni, frutto di erroracci e anche di malefici incroci del destino. Del resto ha un solidissimo curriculum professionale.
No, credo proprio che il processo di tipo medioeval-calcistico cui si porta in ceppi Mazzarri derivi tutto dall’altro versante del discorso: sul piano umano il tecnico toscano risulta irritante, presuntuoso, orso. E qui molti di questi rilievi sono difficili da negare. Basta leggere la recente autobiografia del Nostro, che ne esce come un Supereroe del Pallone. Un taumaturgo. Lui arriva e trasforma, bacchetta, istruisce e fa crescere dirigenti, scopre campioni, taglia traguardi storici, lavora instancabilmente. Il tutto con una faccia costantemente incazzata. Espressioni come «ho sbagliato» non sono previste nel lessico familiare. Il paragrafo dell’incontro con Mourinho esce fuori come quello di Teano fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Mazzarri crede che competenze sociali e ipocrisia siano la stessa cosa. Non è così: sapersi relazionare, farsi amare, ascoltare, elogiare può fare la differenza. E la fa spesso.
Mazzarri ricorda quegli inesperti giovani ai primi colloqui per trovare lavoro. Alla domanda: qual è il tuo pregio migliore, rispondono spesso: la sincerità. E alla successiva: e il tuo limite più evidente? Allora abbassano gli occhi ammiccando e credono di uscire con originalità sussurrando: credo ancora la sincerità. Così che il mondo sappia in realtà che sono senza difetti. Disgraziatamente chi li ascolta ed è un selezionatore di professione mette un bel cerchio rosso su quell’ingenuità rivelatrice.
Se l’allenatore nerazzurro tende ad avere un ego ipertrofico e a metterlo in mostra, sappia che si scontrerà prima o poi con tutti quelli che hanno lo stesso difettuccio, fra cui molti opinion leader.
A proposito di pubblica opinione, in un’altra botta di banalità (tipo quella del «fortino», ormai buona per i musei motivazionali), Mazzarri picchia sui giornalisti che influenzerebbero i tifosi che lo fischiano. Altra ingenuità colossale: proprio Mourinho, inviso praticamente a tutti i giornalisti per una somma di difetti, era amatissimo dalla gente. Che è meglio non dividere in buoni e cattivi, tanto più se fra i primi si mettono in blocco gli abitanti di quella curva dove, accanto a tanta brava gente, trovano posto conclamati mascalzoni".