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Avvocato Di Cintio: "I paletti imposti dal FPF"

di Redazione FcInterNews
Fonte: Cesare Di Cintio per TMW

Gentili lettori,
vorrei continuare con l'approfondimento sulla tematica del Fair Play Finanziario e verificare come (e se) le strategie di mercato delle società italiane siano influenzate da questa novità.
Tengo ricordare, infatti, come, dalla stagione 2013/2014, entrerà in vigore questa disciplina alla quale le società dovranno adeguarsi obbligatoriamente.
Ed infatti la gestione societaria diverrà oggetto di analisi del massimo organismo europeo, ovvero la Uefa, che inizierà a vigilare sui sodalizi affinchè comincino ad impostare le loro strategie in modo differente rispetto al passato.
Il Fair Play Finanziario, nelle intenzioni della Uefa, dovrà aver come finalità quella di conferire maggiore stabilità all'intero movimento calcistico.
Le società dovranno iniziare ad esser virtuose anche nella gestione aziendale, oltre che sul campo, e, nel giro di tre anni, dovranno dimostrare di esser amministrate in modo oculato poiché, in futuro, potranno spendere per il mercato degli atleti solo quando lo consentirà il bilancio e a fronte di effettivi incassi.
Ritengo che il mercato attuale sia, in parte, già condizionato da quanto accadrà tra due stagioni sportive, poiché la necessità di iniziare a contenere le perdite di bilancio è elemento che può determinare le imminenti scelte di mercato delle grandi società.
Vorrei ricordare, in questa sede, come le nuove regole possano portare addirittura ad escludere le squadre troppo "allegre" nella gestione dalle competizioni europee per cui, proprio a partire dalla prossima stagione, inizierà una fase biennale nel corso della quale cominceranno gli effettivi controlli di bilancio che potranno produrre sanzioni già a partire dalla stagione 2014-2015.
Nella prima fase sarà consentito avere un deficit massimo di 45 mln di euro che potrà esser ripianato solo con aumenti di capitale o con donazioni e non con prestiti che, in quanto tali, debbono esser restituiti.
Ciò significa che se il "Paperon de Paperoni" della situazione vorrà a tutti i costi un grande giocatore non potrà concederselo facendo un prestito alla società ( che gli dovrà esser restituito) ma dovrà esser la società stessa a poterselo permettere e, l'eventuale perdita, dovrà esser ripianata con aumenti di capitale o con donazioni. Insomma non si potrà spendere più di quanto si guadagna.
Quanto sopra esposto comporterà, sicuramente, una limitazione nel ricorso al credito che sarà consentito solo per spese che producano valore ed aumentino il patrimonio sociale degli enti sportivi come, ad esempio, gli investimenti per lo stadio di proprietà, i settori giovanili oppure le iniziative sociali.
Le spese per gli atleti, che oggi rappresentano la voce che pesa maggiormente sui bilanci della società, saranno consentite ove consentito dai conti di gestione con la conseguenza, ovviamente, di incidere sulle scelte di mercato.
In tale ottica bisogna sapere leggere, già da oggi, le strategie di alcuni clubs italiani ( Milan già da alcuni anni e Inter da questa stagione) che già nella passata sessione di mercato stanno operando nell'ottica di quanto la Uefa inizierà ad esigere nel prossimo futuro allorquando le scelte errate, compiute oggi, cominceranno ad avere un peso anche sul futuro societario e non solo sportivo del sodalizio.
È chiaro che le squadre che oggi sembrano attanagliate dall'immobilismo assumano tale atteggiamento, non solo a fronte di una oggettiva scarsezza di risorse finanziarie, ma anche in ragione di un contenimento dei costi che, dall'anno prossimo, potranno provocare notevoli danni se non controllati sin da oggi.
Ciò premesso è evidente come vi sia attenzione da parte dei clubs più lungimiranti a non incorrere in "follie" di mercato e stiano puntando molto sui giovani talenti per concludere contratti a scadenza pluriennale (Udinese su tutti) : non a caso i giocatori affermati sono lontani dalle scelte di mercato delle società italiane.
In questo mutato quadro ritengo corretta l'opzione di impostare programmi pluriennali di crescita societaria e tecnica poiché, oggi, il giocatore affermato o di nome rischia di diventare un boomerang se ad esso non corrisponde una precisa strategia di aziendale.
Il calcio sta cambiando, in molti oggi se ne sono già accorti a loro spese


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