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Bengtsson-shock: "All'Inter come in una prigione"

di Christian Liotta

E' ancora amaro, e a tratti intriso di veleno, il ricordo dell'esperienza all'Inter di Martin Bengtsson, il giovane giocatore svedese che qualche tempo fa, in un'autobiografia, rivelò di aver tentato il suicidio durante il suo periodo in nerazzurro. Intervistato dalla BBC, Bengtsson rivela altri particolari shock: "L'accademia dell'Inter era come una prigione, era come camminare dentro una grossa nuvola da dove non riuscivo più a venire fuori. Ero molto triste, sentivo delle strane voci, avevo perso completamente la cognizione della notte e del giorno. A un certo punto, decisi di tagliarmi le vene dei polsi. Pensai che era l'unico modo per venirne fuori".

Bengtsson ricorda poi un episodio che scatenò il vortice depressivo: "Una volta alcuni giocatori furono beccati a fumare marijuana su un balcone, e la società decise di punire tutti, anche quelli che non c'entravano nulla come me. Restammo due mesi chiusi, senza nemmeno poter uscire per andare a casa a Milano o comprare qualcosa. In quel momento iniziò la mia depressione, lì avvertii la sensazione di essere in una prigione". 


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