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Bergomi: "Dall'esordio all'addio al calcio, vi racconto tutto. Ronaldo? Mai visto uno così"

di Andrea Morabito

Giuseppe Bergomi ha parlato a Inter.it per il programma "My Inter shirts", in un lungo racconto amarcord disponibile su YouTube. Queste le parole dell'ex capitano nerazzurro: "Ho indossato solo questa maglia, quindi per me è tutto. Vent'anni di Inter, per me è una seconda pelle. E' una maglia piena di storia, è pesante perché su qualsiasi campo va onorata al massimo, soprattutto in ambito europeo. Bisogna far capire a tutti il senso di appartenenza. Io penso che quando uno fa il capitano di uno spogliatoio deve far capire a chi arriva cosa vuol dire giocare nell'Inter. La mia prima stagione fra i grandi? Mi piace ricordare l'esordio, meno l'ultima stagione. Ho fatto tutto il settore giovanile, esordisco contro il Como e alla prima palla toccata faccio un errore e subiamo gol, ma quella maglia me la sentivo addosso. Partite? Mi ricordo il match con l'Amburgo quando ho fatto autorete all'andata, anche se adesso non la considererebbero tale, la palla mi aveva solo sfiorato. Noi avevamo eliminato prima il Colonia e poi l'Amburgo con Rummenigge contro i suoi tedeschi. Matthaus? Il più grande con cui ho giocato, aveva grande leadership, pallone d'oro: Trapattoni gli insegnò a calciare di sinistro, lui fece un gol nel '90 col mancino contro la Jugoslavia e ringraziò appunto il mister. Lui si era innamorato di una showgirl in Svizzera e faceva avanti e indietro, ma era fortissimo lo stesso. I tedeschi erano forti mentalmente, si adattavano facilmente al nostro campionato. Mi ricordo contro il Partizan, eravamo sotto 1-0, lui si alza e fa: "Faccio gol io, tranquilli", e così fece. Musica nello spogliatoio? No, non la mettevamo, anche se adesso vedo che i miei ragazzi lo fanno e lascio fare. Sul pullman invece musica per tutti, anche la stessa per scaramanzia, anche se non ne ero un grande amante, mi adattavo a quello che mettevano gli altri. Bergkamp? Quando arrivò iniziai a portarlo fuori con la moglie per fargli imparare la lingua, vincemmo la coppa con i suoi gol e assist, diede tanto all'Inter. Poteva forse fare qualcosa in più come i tedeschi però. Ronaldo? Le prime volte che si è presentato alla Pinetina, il primo anno soprattutto, ci ha fatto vedere cose incredibili, mai viste fare a nessun altro, ancora di più in allenamento che in partita. Ince? Era un trascinatore, per questo piaceva al tifoso interista. Era un grande lottatore, sono questi i valori dei nerazzurri. Zamorano? Mai visto saltare uno così di testa, forse solo Aldo Serena. Assomigliava a Ince come temperamento e attaccamento alla maglia. Zanetti? La prima volta che si è presentato con Ottavio Bianchi facciamo possesso palla e non la perdeva mai, rimasti stupito. Simeone? Diego ha saputo soffrire, quando fai fatica per raggiungere i tuoi obiettivi raggiungi poi una grande mentalità vincente. Mondiali '98? Bellissimo il mio quarto mondiale. Avevamo un bello spogliatoio, con Maldini, Nesta, Albertini. Un mondiale che porto nel cuore. Mondiali 2006? Una cavalcata incredibile, ancora adesso "Andiamo a Berlino" me lo ripetono i ragazzi che vedo in giro, è stato bellissimo. Avevo una sensazione positiva già da prima, anche durante i rigori con la Francia ero convinto che ce la facevamo. 

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