Bertotto ricorda Adriano e sull'Inter: "Solida, ma presto per dire scudetto"
di Egle Patanè
Dopo la parentesi all'Ascoli, chiusa quasi un anno fa, Valerio Bertotto è in attesa di tornare ad allenare, con la squadra giusta. Attendere e non disperare, lo sa bene lui che da difensore, in carriera tante volte ha atteso prima di affondare il tackle giusto. In vista del lunch-match di domani tra Inter e Udinese, l'ex bianconero è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, dove ha esordito parlando del famoso gol dell'Imperatore Adriano.
Bertotto, ci racconti quel gol visto con i suoi occhi.
"Adriano ha fatto quello che doveva fare. Ha cercato di portare la palla il più velocemente possibile nella nostra metà campo, poi Felipe è scivolato: non so cosa ha fatto… Io ero l’ultimo uomo e sono stato costretto a fare una retromarcia di 50 metri. La cosa che mi ero prefissato di fare era portarlo sul destro fino alla fine e così ho fatto. Al limite dell’area ho cercato di intervenire solamente per allungare la traiettoria, ma purtroppo la palla si è alzata e si è trovato nelle condizioni ideali per calciare".
Quando si subisce un gol del genere qual è la reazione?
"Per quanto mi riguarda, che sia un gran gol o una rete sporca c’è solo arrabbiatura. Perché si vive per difendere la porta ed è giusto che un difensore si arrabbi".
Che ricordo ha delle partite a San Siro?
"Sempre meravigliose. Sia contro l’Inter sia contro il Milan c’era un grande pathos e una straordinaria cornice di pubblico. E poi grandi sfide: qualche volta ho vinto e contro il Milan ho anche segnato. Ci sono state situazioni di grandi soddisfazioni: andare a giocare a Milano è molto gratificante".
Lo scudetto resterà a Milano?
"Forse è un po’ presto per dirlo perché ci sono diverse squadre accreditate. L’Inter è solida e capace, nonostante i cambiamenti in estate. Il Milan è una squadra meravigliosa, allenata da un tecnico bravissimo e con una dirigenza che sa fare calcio bene: serietà, conoscenza e linea comune da sposare e portare avanti. Poi c’è il Napoli che gira a mille allora: Spalletti è un grande allenatore".
Nella partita della doppietta di Adriano, in panchina c’era Handanovic, come secondo di De Sanctis.
"Era già fortissimo. Samir si stava approcciando ma si vedeva che aveva il potenziale del grande campione. È un ragazzo di una serietà e di una professionalità impeccabile, mi dispiace che ogni tanto venga attaccato".
Troppo?
"Per l’Inter si è comportato in modo perfetto, a livello sia morale sia professionale. Non ritengo giuste certe critiche per uno che sta dando e ha dato così tanto all’Inter".
Come si marca un attaccante come Dzeko?
"È atipico per la sua struttura, perché è anche mobile, astuto e attacca benissimo lo spazio. Bisogna cercare il più possibile di non farsi sentire e non si deve dargli l’appoggio, possibilmente bisogna cercare di anticiparlo. Altrimenti sono dolori".
L’Udinese può fare punti a San Siro?
"Mi sembra una squadra in difficoltà. È riuscita ad avere un po’ di continuità ma i punti sono pochi rispetto a quelli che potevano essere e le altre stanno andando: il pericolo c’è, la classifica è cortissima. Sono quei momenti della stagione in cui devi capitalizzare: se tocca farlo a San Siro, bisogna provarci…".
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Giovedì 12 dicembre