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Bojan ricorda la semifinale del 2010: "Solo Mourinho può fare certe cose. José è José"

di Egle Patanè

Come si sta senza calcio? A rispondere è Bojan Krkic l’enfant prodige di Guardiola ai tempi del Barça, passato anche da Roma e Milan, che alla Gazzetta dello Sport racconta di condurre oggi una vita "serena e tranquilla, era arrivato il momento di chiudere questa parentesi. Ora vivo a Barcellona, mi sono goduto l’addio di Busquets, con cui ho condiviso battaglie, vittorie e molti trofei…".

Un po’ meno la semifinale contro l’Inter del 2010, dove segnò in fuorigioco. 
"Solo Mourinho poteva avvicinarsi a Guardiola e a Ibrahimovic per sussurrargli non so cosa all’orecchio in un momento simile. José è José. Ognuno ha i suoi metodi".

Il City ha un punto debole? 
"Gli rimproverano di non aver vinto la Champions fuori da Barcellona. A volte la gente non la capisco, davvero. Dicevano lo stesso di Messi e del Mondiale, e adesso che l’ha vinto si parla di lui come il migliore. Era già il più forte di tutti, con o senza Mondiale".

Se le dico Italia a cosa pensa? 
"A Roma. Luis Enrique mi chiamò e dissi di sì. Non me ne sono mai pentito. Ho avuto l’onore e il privilegio di giocare con Totti, una sorta di Dio, di leggenda. Quando entrava nello spogliatoio per dire qualcosa, calava un silenzio mai visto. Ogni tanto ci sentiamo".


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