Bomprezzi, lettera a Balotelli: "Vieni a trovarmi"
Il nostro editorialista e amico, Franco Bomprezzi, dalle colonne de Il Corriere della Sera ha scritto una splendida lettera a Mario Balotelli dopo le parole su Morosini dello stesso SuperMario. Ecco il testo:
Caro Mario, anzi SuperMario,
ti scrivo di getto, con il cuore in mano. Ieri hai detto parole belle, che si sentivano sincere, frutto del dolore autentico per la morte di Piermario Morosini. Hai detto: “Era un ragazzo d’oro. E’ un fatto terribile che fa riflettere sulla vita, insegna ad apprezzarla, rispettarla e viverla con cautela e dignità”. Vero, terribilmente vero e giusto. Non mi hai stupito, perché tutti sappiamo come dietro quella facciata da campione ribelle, che ne combina di tutti i colori, c’è sicuramente un ragazzo ancora alla ricerca del senso della vita.
Riflettere sulla vita, imparando ad apprezzarla. E’ quanto facciamo, noi InVisibili, ogni giorno. Proprio perché la vita ci ha messo alla prova, e ci ha costretti, attraverso la disabilità, a ragionare in modo diverso, a misurare sempre le energie, a essere prudenti, per non compromettere la nostra fragile autonomia, la qualità della nostra esistenza sempre in salita.
Cautela e dignità. Hai usato parole precise, importanti. La cautela è necessaria per non disperdere il patrimonio eccezionale che hai avuto in dono: un fisico strepitoso, che ti rende facile ogni gesto atletico, e sicuramente una testa capace di intuire al volo il tocco migliore da compiere per sorprendere il portiere avversario, per superare in velocità il giocatore che dovrebbe marcarti. E’ bello sapere che finalmente pensi alla cautela. Non si butta via un dono come questo. Eppure tu ci provi, tutte le settimane, a fare casino, a combinare guai, in campo e fuori. Ti rendi perfino antipatico. Mi hai fatto morire, da interista, quando hai gettato per terra la nostra maglia, nella sera magica in cui stavamo battendo il Barcellona.
Ma so che sei capace di scatti improvvisi, di grande generosità, di vicinanza a chi è assai più “sfigato” di te. Lo fai spesso senza dirlo in giro, come è giusto che sia. Ora ad esempio c’è la sorella disabile di Morosini, che è rimasta da sola. Non c’è bisogno che ti dica che cosa potresti fare, subito, oggi, per darle un aiuto a vivere “con dignità”. E ovviamente non c’è solo lei.
Ho un’idea. Vorrei adottarti. No, non fraintendere. Lo so che hai già dei genitori adottivi molto in gamba. Ma mi piacerebbe per un giorno affiancarli, per parlare con te della vita, della dimensione umana di chi ogni giorno vede i vostri gesti di campioni strapagati con la passione del tifo e il transfert che spesso si crea tra chi non potrà mai tirare un calcio a un pallone e chi, come te, ha avuto tutto dalla vita. Non per farti la predica, o la morale. Ma per parlare in libertà, per ragionare assieme. Forse è meglio dello psicologo al quale vuoi rivolgerti. E poi la curiosità è anche mia. Vorrei capire che cosa ti passa per la testa, adesso.
Ho pensato a te quando ho visto “Quasi amici”. Sembri quasi Driss, il badante di colore, matto e simpatico, che incrocia l’esistenza di Philippe, ricco tetraplegico. Gli assomigli terribilmente. Spero tu abbia visto il film, altrimenti te lo consiglio. Forse una giornata trascorsa a ragionare con chi, come me e come tante altre persone con disabilità, vive sempre “con cautela e dignità”, potrebbe servirti. Non vincerai il “pallone d’oro”, ma forse diventerai davvero un “ragazzo d’oro”. E sarebbe un bel tributo a Piermario Morosini, che se lo merita.
Ti aspetto.