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Buffon: "Thohir? Il calcio perde romanticismo. Dopo Calciopoli anni duri. Io e il fascismo, vi spiego"

di Daniele Alfieri

A due giorni dalla supersfida di Champions contro il Real Madrid Gigi Buffon parla ai microfoni del quotidiano iberico El País. Il numero 1 della Juventus affronta tanti argomenti, fra questi anche il passaggio di consegne nell'Inter fra Massimo Moratti ed Erick Thohir e quindi l'entrata di capitali stranieri nei club italiani: "Da un lato è positivo perché potranno competere con le squadre estere. Però dall'altro non mi piace molto perché l'Inter e la Roma sono sempre state in mano agli italiani. Così si perde la parte romantica del calcio". Si torna anche a Calciopoli del 2006: "È stato difficile  - dice Buffon - per un giocatore come me restare cinque anni senza vincere nulla, giocare poco la Champions... Però l'orgoglio e la gioia di questi due scudetti mi hanno ripagato dopo tanta sofferenza. Perché ho scelto di rimanere in B? Per tre motivi: sognavo di vincere lo scudetto e fare felici i tifosi dopo tante delusioni; perché mantengo una visione romantica del calcio e serviva qualcosa di più delle parole, i fatti; e per ultimo, perché in tutta la storia della Juve c'è stato soltanto un momento in cui serviva un giocatore - e quel giocatore ero io - per rinascere".

Alla rinascita bianconera ha contribuito anche l'arrivo di Antonio Conte: "Ci disse subito che venivamo da due anni in cui eravamo arrivati settimi e che dovevamo ricordare di essere la Juve, una squadra che sempre lotta per vincere e se non vince è seconda. Che questo doveva essere il nostro primo pensiero, davanti all'auto o alla passeggiata per il centro di Torino. Se Conte fosse un giocatore sarebbe un fenomeno: è preparatissimo, sotto l'aspetto tattico, per il modo in cui gestisce la squadra, per le motivazioni, per come fa giocare i suoi uomini...". Si parla inoltre dell'accostamento di Buffon al fascismo: "Sono esperienze di vita, negative, che però servono a maturare - dice il portiere -. Non mi vergogno perché non ho agito in malafede. Gli errori li ho commessi per ignoranza, non per mandare messaggi all'esterno".


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Domenica 15 dicembre