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Burdisso: "Moratti credeva nell'Inter, voleva continuare la dinastia"

di Christian Liotta
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Tra i vari protagonisti dello speciale di Dazn 'Simpatico', dedicato a Massimo Moratti, c'è anche l'ex difensore dell'Inter Nicolas Burdisso, oggi dt della Fiorentina. Un altro giocatore che con l'ex presidente nerazzurro vanterà sempre un rapporto speciale, in particolare per un episodio che ha commosso il mondo del calcio: "Quando mi hanno dato la notizia che mia figlia era malata ed era in Argentina mentre io ero in Italia, la prima cosa che ho pensato è stata di andare là. Moratti mi ha detto che non era il tempo di pensare al calcio. Era interessato a me e mia figlia. Non faceva compromessi, credeva nella società e in questa metodologia di lavoro, ma soprattutto c'era una tifoseria e la gente che voleva molto bene al suo presidente. Allo stadio c'era lo striscione InnaMoratti. Quando arrivavi c'era la statua di suo papà e credo che il suo sogno fosse continuare la dinastia. C'è riuscito. Lui gestiva una società grandissima come un ragazzo sognatore. Penso questa sia stata la sua forza, vivere certe cose come un ragazzo, un bambino. Si innamorava dei calciatori, ricordo la vicinanza con Adriano, Zanetti, Recoba".
L'Inter del dopo Calciopoli.
"Dopo Calciopoli Moratti è venuto a parlarci in maniera diversa. Ci parlava sempre come un padre. Quella volta ci ha parlato da presidente, ci disse che contava tanto su di noi e dovevamo vincere, tutti insieme".

Primo scudetto.
"C'era un feeling diverso per quella partita di Siena, perché dovevamo vincere tre giorni prima e invece avevamo perso con la Roma. Lì l'attesa doveva finire e quello si respirava nell'aria".

Mourinho.
"Nel primo giorno ha fatto una riunione con noi e ricordo che tra tantissime cose che disse ce n'è fu una. Era il 6-7 luglio, disse: 'Io fino al 6-7 ottobre non ripeterò nessun esercizio in allenamento. Le farò tutte diverse'. Erano cose che davano ancora più spinta alla sua leadership.

Inter-Manchester.
"Questo è il calcio, bisogna saper perdere, saper scommettere e aspettare il giro giusto per vincere. Mi ricordo il discorso di Mourinho dopo la partita, invece di sottolineare cosa non era andato ci disse che aveva capito di cosa aveva bisogno l'Inter per vincere la Champions. Fu un messaggio forte per tutti, per società, giocatori e tifosi. Alla fine ha avuto ragione".
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