C&F - Bilancio, senza 'consolidato' fotografia parziale
"Il bilancio dell'Inter approvato questa mattina rappresenta una fotografia parziale dei conti del club presieduto da Erick Thohir. Si tratta infatti del bilancio civilistico di FC Internazionale Milano SpA, ovvero della società cui fa capo, tra le altre cose, l’attività sportiva, ma che non ha nel proprio perimetro importanti attività, come il marchio e i contratti di sponsorizzazione, che generano flussi di cassa positivi, e passività, il debito da 230 milioni nei confronti di Unicredit e Goldman Sachs, che genera invece uscite di cassa sottoforma di rimborsi del finanziamento e interessi sul finanziamento. Queste attività e passività sono infatti state conferite alla controllata Internazionale Media & Communications, i cui conti non sono registrati nel bilancio della capogruppo", apre così l'analisi del portale Calcio&Finanza sui conti dell'Inter.
Fare dunque delle considerazioni sullo stato di salute delle finanze dell’Inter utilizzando esclusivamente il bilancio al 30 giugno 2015 di FC Internazionale Milano SpA rischia di essere fuorviante - si legge -. Per fare un’analisi accurata delle finanze nerazzurre è necessario prendere in considerazione il bilancio consolidato, ovvero il bilancio del gruppo di società che fanno capo a FC Internazionale Milano SpA.
LA SOCIETA' DI REVISIONE E IL BILANCIO CONSOLIDATO - Come si evince dalla relazione della società di revisione Deloitte al bilancio di FC Internazionale Milano SpA, questa società non è tenuta alla redazione del bilancio consolidato in quanto, dal mese di aprile 2015, risulta controllata da International Sport Capital SpA (società che fa indirettamente capo a Erick Thohir e ai suoi soci indonesiani). Toccherà dunque a quest’ultima società, scrive il revisore, predisporre il bilancio consolidato. E’ pur vero che, come ricorda ancora la società di revisione, la redazione del consolidato da parte di FC Internazionale Milano SpA, è richiesta dalle Norme Organizzative Interne della Figc (Noif) e dal Manuale delle licenze Uefa. Ma come, si evince dalla relazione di Deloitte, tale documento è stato predisposto «in relazione ai suddetti obblighi regolamentari». In altre parole, a differenza dei piccoli azionisti, Figc e Uefa sono perfettamente a conoscenza dei conti dell’intero gruppo.
COSA MANCA - Partiamo dai ricavi. I 146,8 milioni indicati nel bilancio Inter 2015 non rappresentano tutti i ricavi del gruppo. Mancano infatti all’appello i proventi derivanti dallo sfruttamento del brand Inter, la pubblicità e le sponsorizzazioni (i contratti con Pirelli, Nike e Infront per intenderci), che fanno capo a Inter Media & Communication.
Dal consolidamento di Inter Media & Communication dovrebbero risultare, tra le altre cose, anche maggiori costi legati agli oneri finanziari sul finanziamento concesso da Unicredit e Goldman Sachs. Dovrebbe trattarsi di una voce negativa di 12 milioni (visto che il contratto prevedeva per il primo anno rate mensili da 1 milione), che dovrebbe aver contribuito a portare il debito verso le banche da 230 a poco attorno ai 218 milioni a fine giugno.
Un altro importante effetto del mancato consolidamento delle società controllate riguarda Inter Brand, società cui fa capo il 44,39% di Inter Media & Communication, e che ormai è una scatola vuota, che vanta però crediti e debiti infragruppo. Proprio un debito nei confronti della capogruppo (che non figurerebbe nel bilancio consolidato, che annulla le partite intercompany) ha permesso alla dirigenza dell’Inter di iscrivere nel bilancio civilistico di FC Internazionale Milano SpA un dividendo “in natura” (dunque non monetario, nel senso che non sono entrati soldi in cassa) staccato dalla stessa Inter Brand per 78,76 milioni di euro. Una posta contabile, legata al riassetto di gruppo dello scorso anno, che ha avuto un impatto positivo di pari entità sull’ultima riga di bilancio.