Cordoba: "Importante che ci sia il calcio durante la pandemia. La 2? Per Escobar"
Ivan Cordoba è intervenuto in diretta Instagram sul profilo di Inter Campus per parlare di solidarietà e di calcio a 360°. Cordoba conosce molto bene la realtà di Inter Campus ed è attivo nel sociale anche con una sua fondazione dal nome Colombia te quiere ver. "Quando sono arrivato all'Inter io non sapevo di Inter Campus, che già era attiva nel nostro Paese - dice - . La cosa mi ha fatto ancora più piacere perché Inter Campus è nata come una situazione che cerca solo di aiutare i bambini più in difficoltà nella formazione, accompagnandoli in un momento della vita che è fondamentale".
Riguardo al momento attuale, l'ex difensore racconta: "Stiamo cercando di accompagnare i nostri figli in una tappa di crescita che è un po' diversa dal solito. L'importante è che stiamo bene, per ora la priorità è cercare di rispettare le regole".
Per tutta la carriera Cordoba è stato un modello di comportamento e anche ora che ha smesso (ed è rimasto nel mondo del calcio come agente) continua a professare determinati valori. "Da parte nostra, come dei calciatori attuali, è molto importante che passi un messaggio giusto. In questo dobbiamo essere autocritici - afferma -. Tante volte attraverso i social si dà l'impressione di una vita troppo facile o scontata. Non è così, ognuno di noi anche se godiamo di un benessere che passa da un aspetto economico ovvio, ma ci sono problematiche e situazioni con cui bisognerebbe far capire che non è tutto rose e fiori. Per diventare una persona che si distingue per i suoi successi bisogna fare un percorso, con tante rinunce, una disciplina ferrea. L'obiettivo del gruppo è più importante del tuo. Questo è difficile a volte da capire".
Cordoba sottolinea anche l'importanza di avere ancora calcio in un momento così. "Il calcio ti trasmette tante emozioni, chi lo segue lo fa per passione. Poi ci sono tante altre situazioni ma è una possibilità per star bene, per dimenticare tante cose difficili di questo momento. Ti emoziona vedere la squadra, il giocatore preferito, cercare anche di fare l'allenatore. Ti dà emozioni importanti in una situazione difficile da affrontare", il pensiero dell'interista.
Infine un aneddoto riguardo alla scelta del numero di maglia indossato per tutta la carriera. "Il numero 2 mi è sempre piaciuto da quando ho cominciato a giocare da centrale. Attraverso il percorso mi sono trovato nella squadra di Andrès Escobar, mio idolo che è stato ucciso nel '94 dopo il Mondiale. Ho giocato nel Nacional Medellin e poi nella Colombia e il ct mi ha detto che dovevo prendere la 2 dopo che era stata messa da parte per tre anni dalla sua morte. Per me è stata una responsabilità enorme ma anche una grande gioia. Volevo farlo con gioia e portare più avanti quello che aveva lasciato lui".