Crespo: "Io all'Inter nel 2006? Vi spiego come andò"
Fonte: Gianlucadimarzio.com
Ieri gli auguri li ha rivolti, con amore, alla sua Inter, oggi il suo pensiero, invece, vola allo Stamford Bridge per i 110 anni di storia del Chelsea. Stiamo parlando di Hernan Crespo, il cui destino, da giocatore, si è colorato prima di nerazzurro e poi di Blues, e poi ancora di nerazzurro: "Non mi aspettavo di dover partire - ricorda Valdanito a gianlucadimarzio.com - perchè all'Inter stavo benissimo. Poi arrivò quell'offerta qualche giorno dopo l'avvento di Abramovich al Chelsea, un privilegio per me. La mia volontà era di restare in Italia, ma la società mi fece capire che aveva bisogno di monetizzare. All'epoca c'era Vieri che era considerato intoccabile, mentre giocatori come Recoba, Kallon e Ventola non avevano grande mercato per permettere al club di incassare. Così mi trasferii al Chelsea e iniziò un'esperienza bellissima, in cui ho capito da subito che avevo la possibilità di costruire qualcosa di importante. Nella prima stagione a Stamford Bridge, nel 2003-2004, in panchina c'era Ranieri e non ho giocato tantissimo, ma nel 2005-2006 con Mourinho è stato fantastico".
Nell'estate del 2006, poi, l'addio per tornare in Italia, per costruire un ciclo storico di vittorie all'Inter: "Nell'estate del 2006 ci fu una riunione in cui c'erano, oltre a me, Abramovich, Peter Kenyon e Josè Mourinho. Volevano che rimanessi fino al termine della mia carriera. Ma io volevo tornare in Italia, nel calcio che seguivo da bambino, quando sognavo di vincere uno Scudetto in Serie A. Mi dicevano che ero matto, anche perché era appena scoppiata la vicenda Calciopoli. Ma sentivo che era arrivato il momento di tornare e vincere in Italia. C'era la possibilità di andare all'Inter e in quel momento mi sono sentito di dover fare questo passo. Probabilmente se non avessi avuto l'opportunità di giocare in una squadra che puntava a vincere sarei rimasto a Londra. Abramovich mi ha lasciato andare, cedendo il mio cartellino praticamente a titolo gratuito. Un grande gesto di signorilità che ho apprezzato molto. Alla fine, comunque, a livello sportivo è stata una scelta azzeccata, dato che abbiamo vinto il primo scudetto sul campo dell'era Moratti e battuto tanti record, tra cui quello dei punti, imbattuto fino all'anno scorso, e delle diciassette vittorie consecutive".