Crosetti: "Thohir, il primo esonero: ora è dei nostri"
Arriva anche il commento autorevole di Maurizio Crosetti sulla rivoluzione copernicana avvenuta sulla panchina dell'Inter. Ecco la riflessione del giornalista di Repubblica sulla decisione clamorosa di Erick Thohir:
"La sconfitta e la sua cugina prima, la noia (con tutta una serie di sorelle e fratelli: il pareggio, il gioco brutto e inconcludente, la mancanza di vera progettualità, la lentezza del pallone, lo scollamento tra squadra e allenatore, lo sfinimento del pubblico, l'imbarazzo di dirigenti neofiti ma non ciechi) hanno infine regalato a Walter Mazzarri un'esperienza professionale nuova: l'esonero. Mai successo, in tanti anni di onorata e mai esonerata carriera. 'è sempre una prima volta. Quella che al gioco dell'Inter mazzarriana pareva invece non arrivare mai: la prima volta di una partita decente e non solo vincente (comunque, una rarità). Pare sia stato proprio Massimo Moratti, a suo tempo discreto cannibale di allenatori (di solito - bizzarramente - dopo che costoro avevano vinto qualcosa) a invitare il buon Thohir ad un'apertura degli occhi: va bene la pazienza, va bene il famoso progetto (quale? quando? con quanti soldi?), ma un pilota che non governa il veicolo, bolide o carretta che sia, non può restare al volante. Dunque: Mazzarri, l'allenatore di Moratti, cacciato da Thohir su consiglio di Moratti. Ci sta, perché il calcio ama i cortocircuiti e i paradossi apparenti. Anche se alla fine, che si arrivi dall'Asia, da Roccacannuccia o da Marte, se si governa un club e il club non vince mai, è il tecnico a pagare. Sempre stato così. In fondo Mazzarri, dal suo magnate un po' tirchio non avrà avuto Messi o Cristiano Ronaldo, ma qualcosa su cui lavorare meglio l'aveva. Se poi si affidano le chiavi del gioco a un medianaccio come Medel, anche il buon Euclide prenoterà un ciclo di sedute dall'analista: le principali geometrie del calcio non prevedono crisi d'identità e i mediani devono menare, intercettare, servire e non costruire. Adesso, sotto col vecchio Mancio, cinquantenne di successo, cavallo di ritorno (e un giorno, hai visto, mai, Mourinho?), pur sempre un purosangue. Non basterà lui, però il primo passo era inevitabile. In quanto a Thohir, il suo ambientamento del nostro calcio procede a passi da gigante ora che ha compiuto il vero rito di iniziazione: il sushi di allenatore. Buon appetito presidente, adesso lei è proprio dei nostri".