Dalla Primavera nerazzurra al Parlamento: la storia di Ignazio Cocchiere, giocatore dell'Union Saint-Gilloise
Fonte: gianlucadimarzio.com
Dalla Primavera dell'Inter alla seconda divisione belga. Ignazio Cocchiere gioca nell'Union Saint-Gilloise e si divide tra il campo e il lavoro di assistente parlamentare. Ecco la sua storia nell'intervista a gianlucadimarzio.com.
Dalla Primavera dell’Inter all’Union: che storia c'è dietro?
"Ho fatto tutta la trafila nell’Inter fino al 2007, anno in cui conquistammo lo scudetto Primavera: uno dei ricordi più belli della mia carriera. L’anno successivo ho iniziato un percorso che spetta a un po’ tutti coloro che escono da quel giro lì. Due anni in Italia alla Pro Patria e poi una prima avventura all’estero. Mi sono trasferito allo Stade Nyonais, in serie B svizzera. Lì ho trascorso due anni molto positivi, ma non ho mai voluto tralasciare gli studi. E così ho proseguito il mio percorso in Scienze Politiche all’Università di Ginevra. Al termine della seconda stagione, la mia squadra è fallita e, nonostante molte proposte, sono tornato in Italia per concentrarmi sul quinto e ultimo anno di Università. Il calcio? Ho continuato sì, in Serie D, in modo tale da concludere il mio percorso universitario. La Serie D è stata un'esperienza piuttosto traumatica. Una volta conclusi gli esami, mi sono preso alcuni mesi sabatici per scrivere la tesi che aveva come oggetto l’Unione Europea. In quel momento, per scelta, mi son trovato senza squadra, così ho deciso di venire a Bruxelles per raccogliere materiale per la tesi. Proprio in quei mesi sono venuto a vedere una prima partita dell’Union e per puro caso ho incontrato un mio ex compagno della Primavera dell’Inter, Ibrahim Maaroufi".
E così iniziò la tua avventura…
"Esattamente. In quel periodo, l’Union lottava per salvarsi in terza divisione e aveva bisogno di giocatori. Un po' per caso feci un provino e dopo una settimana ero integrato nella squadra. L’anno scorso abbiamo fatto una stagione super arrivando secondi e guadagnandoci la risalita in seconda divisione. A livello personale ho fatto bene, segnato anche 13 gol".
Che ricordi hai della Primavera dell’Inter e chi fra i tuoi ex compagni ha avuto la carriera più gloriosa?
"Quella squadra era una delle Primavere più forti degli ultimi anni a mio parere. Il presidente Moratti voleva vincere e anche a livello giovanile si investì molto. Moltissimi dei miei ex compagni sono diventati calciatori di primissimo livello: c’erano Bonucci, Balotelli, Bolzoni, Siligardi e tutti quelli che non cito oggi sono comunque sparsi tra B e Lega Pro".
A proposito di Supermario Balotelli, qualche aneddoto da raccontare su di lui?
"Ricordo quanto fosse un bravissimo ragazzo, è tanto che non lo vedo. Mi piange il cuore quando si parla male di lui perché so quanto è buono. E le doti calcistiche sono assolutamente innegabili. Ricordo la vittoria dello scudetto, contro la Sampdoria, al 90esimo con rigore di Balo che all’epoca aveva 3 anni meno di noi: prese il pallone e lo mise sul dischetto con una personalità e una freddezza davvero impressionanti. Grande merito di quella stagione favolosa fu del nostro mister Esposito che fu in grado di creare un gruppo unito e inculcarci i valori giusti. Alla Pinetina si vedevano solo Ferrari e Lamborghini, era davvero troppo facile montarsi la testa. Il mister ci ha fatto sempre lavorare con umiltà spiegandoci che il 99% di noi si sarebbe dovuto fare le ossa nelle serie minori".
Un Cocchiere... assistente parlamentare. La più classica (ma doverosa) delle domande: come fai a conciliare l’impegnativo lavoro di assistente parlamentare con gli allenamenti e le partite?
"Per riuscire a conciliare le due cose devo innanzitutto ringraziare il deputato per cui lavoro perché mi lascia molta libertà anche se effettivamente la mia giornata tipo è molto dura. La sveglia suona alle 6.45 e un'ora dopo solitamente sono già in Parlamento. Verso le 15.30 esco dall’ufficio per andare ad allenarmi, poi torno in Parlamento subito dopo e ci resto fino alle 21, in media. Il lavoro di assistente parlamentare non ha dei veri e propri orari, ma senza l’aiuto dei miei colleghi non ce la farei a fare tutto. Alla sessione plenaria di Strasburgo, ad esempio, va la mia collega: è tutta una questione di organizzazione. La sera, quando arrivo a casa, sono distrutto, ma lo faccio volentieri perché il calcio - come le altre discipline europee - mi piacciono molto, non mi pesa fare questi sacrifici. Magari i miei colleghi il sabato sera escono a bersi una birra, io riposo in vista della partita della domenica".