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Editoria - L'alieno Mourinho, di Sandro Modeo

di Giuseppe Granieri

José Mourinho manca a tutti: ai tifosi, che non lo dimenticheranno mai; ai giornalisti, che senza di lui avranno qualche titolo in meno e qualche spazio vuoto in più; ai giocatori, letteralmente folgorati dall’allenatore portoghese; a Moratti, che ha pensato davvero due anni fa di aver trovato – dopo tanto peregrinare – il tecnico giusto per la sua Inter.

Sappiamo tutti com’è andata a finire, e forse questi due anni appena trascorsi sono passati davvero troppo velocemente e intensamente per poter dire “va bene così, mi è bastato”. Un po’ come quando una ragazza ti piace talmente tanto, ma sai già che non ti sposerà mai e che sta per lasciarti, e però ci vuoi stare ancora un po’ con lei.

Sandro Modeo – saggista, scrittore e giornalista – per elaborare il lutto dell’abbandono di Mourinho, da alle stampe L’Alieno Mourinho (Isbn Edizioni, 192 pag., 13,50 euro), un testo unico nel suo genere, capace di ripercorrere i ventiquattro mesi di vittorie, conferenze stampa infuocate, analizzando in toto il Mourinho allenatore e personaggio.

Lo diciamo subito, non è un testo immediato: in queste pagine, si approfondiscono temi relativi al Mourinho “mago, viandante e filosofo”, o alla spiegazione de “l’atleta neuronale”, attraverso parallelismi che riportano a parlare di Harry Houdini e di Belà Guttmann.

Eccone un estratto: “In questo appetito senza limiti – che, va da sé, senza i suoi metodi e la sua genialità resterebbe inappagato – è come se la fame arretrata di gloria delle società che sceglie collimasse al millimetro con la fame anticipata di gloria con cui lui nutre se stesso: nonostante sia dotato di pazienza e di programmazione metodologica, è come se avesse un’ansia di gettarsi precocemente alle spalle una quantità di trofei smisurata, una fretta quasi parossistica di mettersi in regola con albi d’oro e almanacchi”.

Sono, comunque, pagine che riconciliano con il calcio vero, fatte di tattica spiegata, di confronto con l’avversario (a volte aspro), dove spiccano anche le parole di Arrigo Sacchi in apertura e quelle di Irvine Welsh in chiusura. Pagine consigliate a chi voglia ripercorre i due anni non ancora mandati in archivio, con calma e con molta riflessione perché “chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”.
 


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