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Ferrante: "Inter, così non basta. Non mi convince il gioco e non è favorita per lo Scudetto. Domani vince il Toro"

di Lorenzo Peronaci

"Per aprire un ciclo serve di più. Posso anche sbagliarmi, ma al momento la vedo così. A me i nerazzurri stanno simpatici, con l’Inter ho anche giocato, seppur solo per 6 mesi. Sono rimasto legato a Moratti, a Zanetti. Per cui mi viene facile augurare belle cose all’Inter. Però la vedo ancora lunga, se parliamo di ciclo", questa l'apertura di Marco Ferrante sul momento dell'Inter in campionato in una lunga intervista presente nell'edizione odierna di Tuttosport.

Con la Juventus che non schiaccia più i sassi, almeno per adesso, Thohir e Mancini stanno lavorando per riportare l’Inter ai vertici. Ma lei, Ferrante, non è ottimista come loro, a quanto pare.

«Insomma, io credo che non sia ancora nata la squadra capace di avviare un nuovo ciclo, dopo quello della Juve dei 4 scudetti consecutivi. Tra l’altro non darei i bianconeri per morti. D’accordo, hanno un grande ritardo, ma la classifica è ancora abbastanza corta, il campionato è più equilibrato del solito. E’ ancora presto per dire che la Juve è tagliata fuori di sicuro».  

Tornando all’Inter... 

«Non mi convince il gioco. Non la vedo nemmeno favorita per lo scudetto, anche se poi magari lo vince».  

Vota per la Roma? 

«Roma. O Napoli. Sono le squadre che hanno qualcosa in più, in termini di qualità della rosa e di gioco. La Roma possiede l’organico migliore. Il Napoli ha un allenatore fantastico: meravigliosamente... proibitivo, per una piazza così! Un tecnico non di nome, non famoso: ma il gioco che propone è straordinario. Ecco, il Napoli sì che può aprire un ciclo in stile Conte-Juve. Più dell’Inter, oggi come oggi».

E dietro a Roma e Napoli? 

«L’Inter, di sicuro. Anche la Fiorentina propone un bel gioco, ma non ha una rosa attrezzata per vincere lo scudetto. Come il Milan. E poi c’è la variabile Juve: potrebbe ancora assestare un colpo di coda, a gioco lungo».

Diceva dell’Inter, del gioco che non la convince. Secondo molti, invece, Ventura ha dato al Torino un’identità superiore alla media. E da anni. 

«Sono d’accordo. Il Torino ha esattamente quello, un’identità precisa. E propone un gioco avvincente, di qualità. Con Ventura la palla gira in ogni zona in modo efficace: usa molto le fasce, oppure invita spesso gli interni a inserirsi. Tutti attaccano, tutti difendono. Il Toro gioca meglio dell’Inter. Difatti può battere i nerazzurri, anche se sono primi. Io questo gioco dell’Inter non riesco ancora a vederlo. Uno a zero, uno a zero... I nerazzurri sono molto solidi in difesa, questo sì. Ma in fase di costruzione improvvisano molto, si affidano all’estro dei singoli. Jovetic, Icardi, Melo, Guarin, Ljajic... Se qualcuno si inventa qualcosa, bene. Se no, faticano. Preferisco vedere le partite del Toro. Che ha meno campioni di sicuro, ma le sue partite sono più interessanti. Sia chiaro, ho il massimo rispetto di Mancini, un ottimo allenatore, sa sicuramente il fatto suo. Ma come gioco, voto Ventura. E non solo perché ho il cuore granata. Ma ora il Toro non deve piangersi addosso. Può vincere, con la forza delle idee e con il cuore. E i tifosi diano una mano a Padelli. E’ uno dei migliori portieri italiani, non merita di sentire un macigno di critiche sulle spalle».  

Mancini deve gestire i campioni, e magari rischia grosso mettendo Icardi in panchina. Ventura sta facendo decollare Baselli. E deve gettare tanto lievito nell’impasto, se no...  

«E’ così. L’Inter non gioca le Coppe, per cui è doppiamente difficile tenere degli assi in panchina, serve grande maturità da parte dei giocatori. Per dire: se Mancini avesse perso contro la Roma, con Icardi fuori, sarebbe stato devastato dalle critiche. Non è facile tenere un gruppo così ampio e ricco. Quanto a Ventura: sì, sta facendo crescere bene Baselli, ma anche Zappacosta. Due acquisti fenomenali, a mio giudizio. Due giocatori importanti messi nel mosaico».  

Torino-Inter: risultato finale? 

«Direi... 2 a 1. Gara molto tattica, ma anche avvincente. Comunque il vero asso dell’Inter in questo momento è Handanovic. Un fenomeno quasi insuperabile. L’anti-Buffon. Lui sì che può essere paragonato a Gigi, oggi come oggi. E’ di una qualità fin... imbarazzante».


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