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Firmata dichiarazione d'intenti contro l'antisemitismo. Gravina: "Uniti contro le discriminazioni"

di Christian Liotta

È stata sottoscritta oggi al Viminale una dichiarazione d’intenti per la lotta contro l’antisemitismo nel calcio. L’intesa tra il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro e il Presidente della FIGC Gabriele Gravina - per la Federazione, oggi, presente il Segretario Generale Marco Brunelli, visti i contemporanei impegni UEFA del Presidente - si pone l’obiettivo di rafforzare le azioni di contrasto al fenomeno, intervenendo con iniziative che coinvolgono le Istituzioni, i tesserati e le tifoserie. Nel documento, accanto ad attività di sensibilizzazione e comunicazione sulle tematiche dell’antisemitismo - organizzazione di visite al Binario 21 e in altri “luoghi della memoria” per tesserati e tifoserie, collaborazioni con media e social network – sono previste azioni concrete, tra le quali l’inserimento nel codice etico delle società di un riferimento esplicito alla definizione di antisemitismo elaborata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), l’impegno a non assegnare ai giocatori la maglia con il numero “88”, l’interruzione della partita al verificarsi di cori, atti ed espressioni di stampo antisemita, il rigoroso rispetto dell’assegnazione nominale del posto negli stadi.

"Il mondo del calcio è unito nel contrasto all’antisemitismo e a ogni forma di discriminazione - ha dichiarato il Presidente della FIGC, Gabriele Gravina -. Con questa dichiarazione d’intenti ribadiamo, ancora una volta, come il nostro sport debba essere sempre più inclusivo e, allo stesso tempo, uno straordinario veicolo di messaggi positivi. Grazie ai suoi valori più profondi e alla sua eccezionale forza comunicativa, il calcio si offre strumento di coscienza civica per educare all’accoglienza e al rispetto. Su queste tematiche non si indietreggia di un centimetro, perché la credibilità del calcio, anch’esso ferito e danneggiato da comportamenti discriminatori, ha un riflesso diretto sulla società italiana".


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