Garlando: "Anche il Verona sta facendo più punti dell'Inter. Buon lavoro di Mancini fin qui, ma resta un sospetto"
Fonte: Gazzetta dello Sport
"L’Inter ha provato a fare il Bayern Monaco e c’è riuscita, ma solo per i tre minuti iniziali. Ha pressato alto i difensori bianconeri che faticavano a fare uscire la palla per l’impostazione. Ma soltanto per tre minuti. Al primo spavento, l’Inter si è ritirata indietro come un’onda e la Juve ha preso in mano la partita". Luigi Garlando, sulla Gazzetta dello Sport, analizza la partita di Torino. "Al di là del valore individuale, c’è una differenza sostanziale tra il pressing con cui il Bayern ha tenuto a lungo prigioniera la Juve e quello osato per tre minuti dall’Inter. Guardiola lo faceva con Lewandowski, Robben, Douglas Costa, Muller... Gente nata per attaccare che quando ti recupera palla sa cosa fare e te la fa pagare. Ieri l’Inter pressava con Icardi, due terzini e tre mediani difensivi. È un’altra cosa. Ieri, anche se scippata, la Signora sapeva di potersela cavare. Nell’assoluta necessità di vincere per accorciare le distanze con il terzo posto e di scongiurare il sorpasso del Milan, contro una Juve prevedibilmente stanca, non era il caso di osare di più? Non era meglio pungerla ai fianchi e lanciare fin dall’inizio alcune delle frecce scagliate poi istericamente nel finale (Perisic, Ljajic, Eder)? La solita diga muscolare (Melo, Medel, Kondogbia) ha conservato un certo equilibrio del match, ma poi non ha retto e soprattutto ha reso quasi impossibili i rifornimenti a Icardi e l’avvicinamento alla porta".
Il giornalista della rosea, poi, si pone una domanda. "Perché gli juventini, che vincono da anni, hanno sempre una concentrazione feroce e certi interisti, a pancia vuota da una vita, mai? Restiamo convinti che Mancini abbia fatto un buon lavoro, ma resta il sospetto che nella costruzione della squadra sia stata sopravvalutata la necessità di ammassare forza e muscoli per ritrovare in fretta autostima e intimidire la concorrenza, come in fondo faceva la prima Inter di Mancini. Con la differenza che i giganti di allora non si chiamavano Melo e Kondogbia, ma Vieira e Ibra. In queste ore, le immagini dei fantastici canestri di Stephen Curry stanno spalancando gli occhi e raccontando una verità: la tecnica batte sempre la forza anche in un mondo di giganti come quello della Nba. Nel girone di ritorno, il Verona, ultimo, ha fatto più punti dell’Inter".