Garlando: "I cinesi del Milan si affidano a italiani, all'Inter fanno harakiri. Mancini ha le sue colpe, però..."
Fonte: Gazzetta dello Sport
"Il paradosso ideale per sigillare la farsesca gestione dell’Inter sarebbe che Frank de Boer mercoledì mattina dirigesse il suo primo allenamento da mister nerazzurro a Jesi, città natale di Roberto Mancini. Bingo. Poi le abbiamo viste tutte". Luigi Garlando non le manda a dire e, dalla Gazzetta dello Sport, critica aspramente la gestione interista per quanto riguarda la panchina. "Sabato sera il d.s. Piero Ausilio, dopo aver ragionato col Mancio sui possibili acquisti, ha preso il volo per Londra con Bolingbroke per contattare il tecnico olandese. Mentre Mancini da giorni si scambiava bozze di un contratto triennale con gli avvocati di Suning, Erick Thohir, socio di minoranza in uscita, delegato alla gestione tecnica dalla nuova proprietà cinese, si affannava per preparare l’avvento di De Boer, suo pupillo da sempre. L’espressione agonistica di una società sventrata da queste spaccature è la squadra presa a pallate dal Tottenham, perché i giocatori, esausti per un tour di amichevoli sconsiderato, non muoiono in campo per un mister delegittimato. A due settimane dal campionato, questa è l’Inter".
E l'affondo del collega prosegue, con una finestra anche sul Milan preso ad esempio. "A frenare la trattativa di rinnovo sarebbe stata una clausola pretesa da Mancini, nero su bianco: partecipare alle scelte di mercato. A questo punto i cinesi, risentiti, avrebbero dato via libera a Thohir per il cambio di rotta verso De Boer. Intuiamo l’indignazione dei tifosi: «Pensi ad allenare, quel viziato!». Mancini ha le sue colpe. Ma quella clausola era un paletto legittimo per difendere la sua dignità professionale. Un allenatore deve avere la piena responsabilità tecnica della sua creatura, mercato compreso. I nuovi cinesi, sprovvisti di conoscenze calcistiche, si sono affidati invece a un gruppo di agenti asiatici, primo tra tutti il potente Kia Joorabchian che si scontrò con Mancini già ai tempi del City (Tevez). Dall’orbita Kia provengono quasi tutti i giocatori proposti a Mancini e pure De Boer. Il Mancio avrà anche un ego da padreterno, ma siamo sicuri che i mercanti debbano comandare nel tempio e costruire le squadre? Nel calcio dei fondi e dei nuovi padroni, il rischio di conflitto d’interessi lievita inversamente alla passione. Il primo atto dei cinesi del Milan, consci di muoversi in un pianeta sconosciuto, è stato quello di individuare un manager esperto (Fassone), italiano, quindi nel suo ambiente naturale, che presto sceglierà un d.s. e magari delegherà a un d.g. (Albertini?) la gestione sportiva. Intanto è all’opera l’enciclopedico Galliani. Una spina dorsale di competenze. Questo avrebbero dovuto fare Thohir e Suning. O cacciare subito Mancini o dargli fiducia mettendogli accanto un Leonardo per disegnare, con Ausilio e Gardini, il nuovo progetto tecnico. Invece è sembrato sufficiente Michael Bolingbroke, ex Muppets Show, Cirque du Soleil e Manchester U. E tanti mercanti. A Mancini è rimasto il solo Ausilio, indebolito però da un contratto in scadenza e precettato da Thohir per volare da De Boer. Game over. De Boer è reduce dal suo 5 maggio con l’Ajax: campionato perso all’ultima giornata contro la penultima. Allena soltanto dal 2010 e lo ha fatto solo nel modesto campionato olandese. L’Inter saluta il tecnico che le ha reinsegnato a vincere svezzando il Triplete di Mou; l’unico italiano, con Ancelotti, a centrare scudetto e Premier. Questa Inter è da secondo posto, ma ha gettato via due anni di lavoro e riparte da capo, a pochi giorni dal via. Come si dice harakiri in cinese?".