Garlando: "Mancini ha già fatto un capolavoro, ma guai a sottovalutare gli scricchiolii del post-Lazio"
Fonte: Gazzetta dello Sport
"Nel Mulino Bianco dell’Inter sono volati i sacchi di farina". Anche Luigi Garlando commenta i diverbi che - pare - abbiano guastato umore e feste ai nerazzurri. Ecco quanto si legge sulla Gazzetta dello Sport: "Abbiamo celebrato per settimane gli allegri selfie collettivi alla EpicBrozovic e un gruppo granitico, che ha superato le antiche fratture (argentinibrasiliani), poi lunedì, in anteprima esclusiva su Gazzetta.it, ci è toccato riferire degli energici faccia a faccia avvenuti in quello stesso spogliatoio, dopo la sconfitta con la Lazio: ManciniJovetic, IcardiMelo, Ljajic... Nulla di drammatico e nessuna contraddizione: è la normale dialettica di sentimenti che fa eco alla dialettica dei risultati. L’amicizia, anche fuori dal calcio, non esclude chiarimenti a muso duro. E poi si può vincere anche da spaccati. Nella Lazio scudettata del ‘74 ogni partitella del giovedì era una resa dei conti tra fazioni che metteva a rischio tibie e rotule. Non è il caso di questa Inter arrivata in testa al campionato anche grazie a una coesione di intenti sapientemente coltivata da Mancini. Ma sarebbe dannoso per il futuro della squadra trascurare gli scricchiolii di spogliatoio e spazzare la polvere sotto il tappeto con gracili smentite, invece di impegnarsi per risolvere i problemi emersi, che non sono solo tattici".
Al centro di tutto non tanto i risultati di campo, ma l'atteggiamento e l'approccio sbagliati. "Tre cene natalizie di fila (in casi singoli andate lunghe) e i pacchi regalo per i giocatori recapitati rumorosamente ad Appiano il sabato pomeriggio, alla vigilia del delicato match con la Lazio. Mancini - spiega Garlando - avrebbe gradito una diversa gestione dell’agenda e maggiore sensibilità. Dalle proverbiali telefonate di mercato a oggi, Mancini è stato molto di più di un allenatore. E’ stato quasi per intero il mondo Inter e oggi forse paga la fatica degli straordinari. Il ds Ausilio è un buon appoggio, ma il dg Fassone non c’è più e non è stato ancora individuato il successore, con esperienza di politica calcistica. Il management anglo americano ha curricula solidi, ma non ancora le conoscenze pratiche per gestire la quotidianità di una squadra di Serie A. Esempio: lo spogliatoio dell’Inter è diventato troppo affollato, tanto che Mancini si è fatto apparecchiare uno stanzino distaccato. Al tecnico avrebbe fatto comodo un presidente a portata di mano per ragionare spesso di mercato, invece sa che lo rivedrà a febbraio, a mercato chiuso, e che dovrà riattaccarsi al telefono, perché Thohir ha preso a cuore l’incarico Cio, gira per l’Asia ed è comprensibilmente vicino al padre malato. Mancini ha già fatto un capolavoro: festeggia il Natale in testa al campionato con una squadra che nelle ultime tre stagioni ha beccato 107 punti di distacco dalla Juve. Ha attrezzato una macchina che può arrivare in fondo, ma dev’essere aiutato, non ostacolato. Deve essere messo nelle condizioni di pensare solo ad allenare. Il pugno duro e la richiesta di multe «costringe» anche il club a schierarsi al suo fianco e ad assumersi delle responsabilità. Deve sentire una società presente e forte, perché già gli manca lo zoccolo duro di un gruppo italiano che fa sempre da collante in uno spogliatoio. Nel momento più critico della stagione, Buffon e i senatori hanno dato una robusta sterzata alla barca e la Juve ora vola. Domenica nello spogliatoio di San Siro, quando volavano i sacchi di farina, chi poteva farlo? Stankovic fatica ad essere l’angelo custode degli slavi che scalpitano, Zanetti ha ruolo di rappresentanza. Con la Lazio, l’Inter ha perso solo una partita, ha ancora un lungo cammino davanti. Lo scudetto resta possibile. Questa volta non è stato un 5 maggio, ma può diventarlo se sottovaluta gli scricchiolii di domenica".