Gianluca Rossi non vuole sentire nessun De Profundis
Fonte: Gianluca Rossi
L'impresa al Veltins Arena di Gelsenkirchen è rimasta nelle fantasie ultraromantiche di certi tifosi.
Dopo il 2-5 di San Siro, risultato da calciobalilla frutto di una folle ripresa con tre gol regalati allo Schalke, era impossibile qualificarsi a spese di una squadra sempre vittoriosa nelle 5 gare casalinghe di Champions, dove quest'anno è caduta solo all'esordio a Lione. L'Inter ha cominciato,a sorpresa senza Cambiasso, come se anche il cosiddetto risultato aggregato fosse 0-0. Prima ancora della convinzione, sono presto mancate le forze e anche Leonardo a fine gara ha dovuto ammettere la realtà: la squadra, dopo la rimonta ventre a terra, è in riserva e, prima ancora che tatticamente, è stata surclassata fisicamente dallo Schalke.
Così, quando in chiusura di primo tempo Raul, imbeccato da Jurado, ha segnato per vie centrali il 73° centro personale nelle Coppe Europee, anche il più irriducibile dei tifosi interisti è tornato sulla terra.
Vanamente si è atteso il colpo di Eto'o per lanciare un assedio comunque impossibile per la penuria di cartucce. Al di là dei calci d'angolo a raffica battuti malamente, di un tiro di Stankovic e di una buona palla ciccata da Maicon, il cambio di marcia non c'è mai stato. In avvio di ripresa, dopo il pareggio di Thiago Motta, l'Inter si è sforzata di non sbracare, ma l'ingresso di Pandev per Stankovic l'ha sbilanciata: il tutto per tutto tentato da Leo lì ha riaperto le praterie ai tedeschi. Due volte a segno Howedes: la prima in fuorigioco, la seconda poco prima del fischio dell'arbitro sloveno Skomina. 2-1 per i tedeschi il finale, 7-3 il risultato aggregato che non lascia ulteriori rimpianti dopo il disastro nella ripresa di San Siro.
La squadra probabilmente di più non può fare di questi tempi: anche Sneijder ha sbagliato tanto e Milito ha girato sempre a vuoto. Chiaro che il titolo di Campioni d'Europa doveva essere onorato diversamente, dopo che l'urna di Nyon, proponendo lo Schalke, pareva poter garantire almeno semifinali, ma nelle statistiche l'Inter è ancora l'ultima italiana a lasciare la Champions e i quarti restano ben più pesanti degli ottavi, sia economicamente sia per il ranking. Come sempre in questi casi si parla di fine di epoche e cicli, ma 5 Scudetti, 3 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane, una Champions Legue e un Mondiale per Club restano qualcosa che nessuno ha mai fatto e chissà mai quando si ripeterà. Questo gruppo merita rispetto, prima che il de profundis, comunque prematuro. Che l'Inter debba essere ristrutturata, più che rifondata, non v'è dubbio, ma prima della restaurazione bisogna chiudere la stagione. Ci saranno poi almeno tre mesi per inventarsi un nome al giorno, a partire dai candidati per la panchina.
Ora le residue energie, pochine per la verità, vanno concentrate sul rush finale in campionato per farsi trovare pronti in caso di imprevisti stop di chi sta davanti. E le possibilità di portarsi a casa l'ennesima Coppa Italia restano intatte.