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Gli esordi di Obi: "Faceva numeri fuori dal normale"

di Guglielmo Cannavale
Fonte: SportsBook24

La storia calcistica di Joel Obi è passata da Parma e dall'Emilia. Il nigeriano è cresciuto nella capitale del suo paese natale, Lagos, ma si è trasferito, insieme alla famiglia, a Basilicagoiano, in provincia di Parma. Uno dei suoi primi allenatori, nel Castello, è stato Roberto Zirri, che lo descrive così: "Era molto difficile stabilire già allora se potesse arrivare così in alto, di certo possedeva qualità notevolmente superiori alla media, non solo a livello di tecnica ma anche una visione di gioco impressionante. Più che essere un giocatore, aiutava me ad allenare la squadra. Era un ragazzo chiuso, timido, spaesato e conosceva a malapena due-tre parole d’italiano. Si presentò al campo in una sera d’inverno con la mamma ed una borsina di plastica in mano contenente un paio di scarpe. Mi chiese se potesse eseguire due palleggi e cominciò a fare dei numeri incredibili, fuori dal normale. In quale ruolo l’ho utilizzato? Subito lo misi là davanti, perché ogni pallone che toccava lo buttava dentro, poi lo spostai gradualmente in mezzo".

Il suo capitano all’epoca, Michele Menga, è rimasto in contatto con Obi tanto da concedersi ogni tanto una visita a Milano: "Quando arrivò da noi, gli cedetti la maglia numero 10 a cui ero molto affezionato. Ci vediamo ancora molto spesso, ero andato apposta a San Siro per seguire il derby: è un ragazzo d’oro, con i piedi ben piantati a terra e tra di noi non si parla mai della sua avventura calcistica. Ed appena gli impegni glielo consentono, si esce assieme a Basilicagoiano a fare due chiacchiere".

Una gioia condivisa dal presidente della società “Il Castello”, Ugo Groppi: "Ho provato una bella emozione a vederlo entrare in campo la prima volta in Champions con il Werder. Sta dimostrando una buona personalità, ha avuto la forza di aspettare il suo momento dopo che è rimasto quasi un anno fermo per problemi fisici".


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