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Gravina: "Il calcio italiano ha bisogno di strutture moderne. Il Var? C'è la volontà di incidere sul protocollo attuale"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Retesport

Gabriele Gravina, presidente della Figc, è stato intervistato da ReteSport. Ecco alcuni stralci della lunga chiacchierata.

Si parla tanto di Var: come giudica il suo utilizzo e non pensa che avere un pool al controllo video formato da esperti e/o arbitri non più in attività possa essere la strada giusta?
"So che l'Aia sta lavorando moltissimo su questa ipotesi. Ho apprezzato moltissimo l'onestà intellettuale, questo modo di comportarsi da parte dell'Aia, in modo particolare degli arbitri e anche del Var, perché quando qualche giorno fa c'è stato qualche errore ed è stato riconosciuto secondo me è stato un gesto di grande onestà e coerenza intellettuale. Noi dobbiamo imparare a prendere meriti, a riconoscere meriti, ad una delle eccellenze del calcio italiano. Dobbiamo apprezzare sapendo che si possono commettere errori, dobbiamo avere la capacità di apprezzare nel momento in cui gli stessi soggetti che hanno sbagliato riconoscono l'errore. Per limitarli al minimo il lavoro è già straordinario, parliamo sempre di alcuni minimi aspetti negativi e non valorizziamo mai gli aspetti positivi derivanti da questo strumento tecnologico. Ci sono spazi per migliorare, e so che l'Aia sta lavorando. So che c'è la volontà di incidere molto su questo protocollo attualmente esistente per fare in modo che ci sia la possibilità di ricorrere in modo sempre più incisiva ed utile all'utilizzo del Var".

Il futuro del calcio italiano passa dagli stadi di proprietà? Quanto sono importanti le infrastrutture per il rilancio del calcio italiano?
"Credo che il tema delle infrastrutture non sia collegato al titolo giuridico, cioè se sia un semplice possesso o un titolo di proprietà. Innanzitutto dobbiamo sgombrare il campo da un equivoco di fondo: noi abbiamo bisogno di strutture moderne e soprattutto accoglienti, cosa che noi in Italia facciamo fatica a vivere perché il calcio è come il Turismo, l'industria dell'accoglienza. È il luogo dell'accoglienza, è il luogo dove le famiglie devo incontrarsi, socializzare. Ecco per noi questo è fondamentale, sotto il profilo della socializzazione. Sotto il profilo della capacità di mettere a reddito anche questo tipo di strutturo, è normale che il titolo di proprietà diventa fondamentale, perché dà la possibilità ai club di vivere ora per ora, giorno per giorno, costantemente un luogo che diventa il luogo di riferimento ma anche grande elemento di produzione di ricavi e le società hanno bisogno anche di questo. Per non sottacere un altro elemento fondamentale: la possibilità di utilizzare questo tipo di progetti per migliorare, rilanciare, valorizzare il brand legato a quel tipo di prodotto e all'immagine di una determinata società. Del resto, Juventus Stadium docet".

La Roma è pronta per il prossimo anno con la seconda squadra: quanto contano per il futuro del nostro calcio?
"Tantissimo. Sviluppiamo meglio ed organizziamo meglio il progetto, seguiamo anche qui una mission chiara. Utilizziamo le seconde squadre come valorizzazione e formazione di nuovi talenti, perché è chiaro che se le utilizziamo solo per una sorta di sfogo o di utilizzo di comodo. Sul limite d'età, visto che già Under23 è particolarmente elevato, sull'utilizzo degli stranieri, sulla possibilità di capire se sia giusto che questa partecipazione al campionato di Serie C possa essere legata alla possibilità di venire promossi o retrocessi, tutti questi temi saranno oggetto di valutazione politica nel tavolo di lavoro relativo alla riforma dei campionati. Dobbiamo capire quanti spazi e quante opportunità di posti ci sono all'interno di questo campionato professionistico di Serie C".


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