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Gravina: "Italia-Cina, accordo storico ma non giocheremo all'estero. Kean? Speriamo cresca meglio di Balotelli"

di Mattia Todisco

"Quello che abbiamo avviato sulla scia di un rapporto tra i due governi credo sia un evento storico". Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, accoglie così quanto prodotto ieri dopo gli incontri tra Italia e Cina, ai microfoni di Radio Anch'io Lo Sport. "Ancora una volta il calcio ha dimostrato di essere un ponte tra due culture diverse - dice il massimo dirigente -. Guardiamo al futuro parlando di formazione, di giovani, tecnica, valori, comunicazione, sviluppo. Abbiamo ritenuto importante come Federazione creare un avvicinamento tra le due nazioni. Partite in Cina non sono nel nostro progetto. Il progetto è dare la possibilità di far conoscere il nostro calcio ed esportarlo. Il ministro cinese ha esaltato la professionalità dei nostri calciatori. Il loro ct è Cannavaro e con loro lavora anche Marcello Lippi. Nessuno ha voglia di penalizzare il pubblico italiano".

Aspetto importante nei discorsi di Gravina, la necessità di far fronte per i giocatori a un calendario sempre più fitto di impegni. "Sicuramente ci sono tante partite ma bisogna avere la capacità di coniugare diversi interessi. Il calcio ha bisogno di tutte le sue dimensioni, compresa quella economica. Bisogna tener conto che servono risorse e queste si fanno anche attraverso progetti che possono penalizzare alcuni soggetti, ma bisogna tenere conto di tutto".

Infine una riflessione su Moise Kean, primo giocatore del 2000 ad esordire con la maglia della nazionale maggiore dell'Italia. "Mi ricorda un giocatore che con me ha esordito a Castel di Sangro, Mario Balotelli. L'auspicio è che sia più dedito all'attività di crescita personale".

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