Inter, prova di forza a Bologna: Lukaku risponde ai cori, Lazaro stupisce. E le polemiche arbitrali non trovano pausa
Nello stadio che porta il nome di Renato Dall'Ara - il presidente del Bologna che nel lontano 1964 spirò tra le braccia di Angelo Moratti - l'atmosfera è delle più fredde: il cielo buio fa da sfondo, in uno dei primi veri e propri tardi pomeriggi invernali, mentre sono pochi i lampioni che illuminano il terreno di gioco (un po' giallognolo). L'Emilia-Romagna si prepara ad assistere a una campagna elettorale infuocata, ma nel frattempo è un'altra - e per molti questa è ancora più importante - la vera contesa da vincere: il Bologna, per rifarsi dopo il 3-2 rimediato alla Sardegna Arena, lancia la sfida all'Inter di Antonio Conte. Il calcio, soprattutto in piazze del genere, è considerato come un qualcosa più appartenente al sacro che non al profano. All'ombra della torre Maratona, a differenza dei tempi d'oro, non c'è più Gino Villani; in panchina è assente Sinisa Mihajlovic, il quale - a suon di cure - sta tentando di non darla vinta alla leucemia. Nel settore ospiti sventola una bandiera ritraente il volto di Giacinto Facchetti, ed è così che viene richiamato alla memoria quello stregato spareggio di Roma, perso (forse) anche volontariamente dai nerazzurri di Herrera.
È la giornata in cui Milan Skriniar festeggia le sue 100 presenze con la maglia della Beneamata (tutte da titolare); allo slovacco, così come agli altri interpreti del reparto difensivo interista, l'allenatore chiede di abbassarsi per far sì che la squadra possa iniziare ad impostare dalle retrovie. Spesso e volentieri - sfruttando l'avanzamento di diverse pedine di gioco avversarie - il capitano Samir Handanovic ricorre al lancio verso gli esterni e, in questo modo, per la formazione ospite nelle ripartenze gli spazi sono molto larghi. L'imprecisione fa da padrona sul rettangolo di gioco nel primo tempo: l'Inter sbaglia tanto, sia in fase offensiva che in quella di non possesso. Più di qualche bolognese sguazza tra le linee costituite dagli uomini in maglia verde Tiffany, sfoggiando triangolazioni di prima e giocate leziose (molto spesso fini a loro stesse, eppure il pubblico apprezza).
Nella ripresa, lo spettacolo acquisisce sapore. La compagine locale sfrutta il momento di massimo calo dei rivali per passare in vantaggio, ma è valorosa la squadra di Antonio Conte nell'andarsi a prendere in rimonta i tre punti. Decisivo ancora una volta il gigante buono, Romelu Lukaku, che pareggia con un tap-in "dei suoi" e che in zona Cesarini, mentre dalla Curva Bulgarelli (l'Onorevole Giacomino non lo merita) giunge più di qualche coro, spiazza Skorupski dagli undici metri regalando ai suoi una vittoria preziosissima. Da buon cristiano, il belga segue gli insegnamenti di Sant'Agostino ("impara ad essere umile se vuoi costruire un palazzo alto come il cielo") rinunciando alla spocchia ed allargando le braccia verso i sostenitori rossoblù, come a dire: "Se volete, io vi perdono". Altrimenti, torno comunque a casa con il bottino pieno - e la coscienza pulita.
Merita una menzione speciale anche Valentino Lazaro: un calciatore ritrovato, come ammesso dallo stesso Conte nella conferenza post-gara. Ora il tecnico nerazzurro può contare su un giocatore in più. L'austriaco, sul prato del Dall'Ara, si batte come un leone; fa il giocoliere lungo la fascia di competenza quando le circostanze glielo consentono, verticalizza se necessario e ripiega con una certa velocità se il possesso della palla appartiene agli avversari. Ottimo impatto nella prima da titolare: esce sfinito a 5' dalla fine, conscio d'aver dato il meglio di sé.
Ma parliamo di arbitri. Perché - purtroppo - dobbiamo farlo anche stavolta. La situazione, oramai, è diventata ingestibile: tre anticipi e mille discussioni in queste prime battute dell'11^ giornata di Serie A. Ancora da chiarire quanto peso specifico abbia il Var: uno strumento fantastico (basti pensare alla finale di Russia '18), ma il problema è che deve essere utilizzato. A margine di Roma-Napoli, il capitano dei partenopei Lorenzo Insigne ha reso pubblico il suo colloquio in campo con il giudice di gara, che si è servito di toni piuttosto bruschi ("Dal Var mi hanno detto che il tocco su Lozano c'è stato, ma io ho visto che non c'è stato"), oltre che offese personali ("Oggi tu hai fatto più errori di me"). Diverse polemiche anche in Bologna-Inter: sembra piuttosto evidente il fallo commesso da Bani ai danni di Lazaro sulla linea dei 16 metri. Da segnalare, nella stessa gara, un altro episodio: verso la metà della ripresa, al limite dell'area dei meneghini, il rossoblù Sansone fa ostruzione bloccando con le gambe il pallone; l'arbitro, però, non fischia; il giocatore si rialza, rifila una manata (da arancione) ai danni di Gagliardini e - morale della favola - viene fischiata punizione dal limite in favore del Bologna. Svanberg calcia e la palla va sul fondo: acqua sul fuoco delle potenziali polemiche. Fa discutere persino il Derby della Mole: un colpo di Cristiano Ronaldo con il gomito sul costato di Izzo non rivisto al monitor, le protese dei granata per un presunto rigore non concesso (braccio di De Ligt). Occorre, forse, fare un po' di chiarezza. Per evitare gli abbagli, per non falsare un risultato, per tentare di azzerare le diatribe post-gara. "Bisogna far sì che il gioco del calcio non venga snaturato": questo l'appello lanciato in settimana dall'a.d. sport nerazzurro Giuseppe Marotta. A tutto c'è una soluzione, ma soltanto a patto che il buon senso sia posto prima di ogni cosa. Di modo che il campionato italiano possa tornare a farsi amare.
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