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Krol: "Juve-Inter l'ultima partita che ho visto. Il pallone mi manca, ma a porte chiuse non è calcio"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

"Spero che il virus cambi chi ne ha bisogno, non chi invece ha dentro di sé già sentimenti autentici e radicati. Però qualche dubbio mi resta". Lo dice Ruud Krol, intervistato dal Corriere dello Sport. 

Passeranno i giorni, pochi o tanti, e poi ognuno tornerà ad essere ciò ch’è stato. 
"Immagino che possa andare più o meno così. La natura dell’uomo è difficile che subisca mutazioni nette, anche dinnanzi ad una tragedia del genere, con morti che un nemico invisibile lascia in ogni angolo del mondo. E’ una tristezza vedere le strade vuote, le attività ferme, la gente comprensibilmente piena di paura". 

L’ultima partita che si è concesso? 
"Chiaramente in tv, Juventus-Inter del campionato italiano mi pare. Perché io guardo la serie A, la Spagna e la Premier League; poi poche altre cose, ma quando capita. Mi prendo il meglio, che è in questi tre tornei. E il calcio mi manca, ovviamente, ma so bene che bisogna andarci cauti, giusto non ripartire fino a quando non esisteranno le condizioni di sicurezza assoluta per tutti. Le dirò di più, leggo di ipotesi di partite a porte chiuse e impallidisco: io ne ho vissute, quando ero allenatore, e quello non è calcio, non dà emozione. Devi sentire la gente, devi trasmettere emozioni: il football è dei tifosi, ovunque, è per loro". 
 
Cosa farebbe Krol, se potesse decidere? 
"Lascerei che ci venisse suggerito da chi ne sa più di noi, gli scienziati, e però non cancellerei tutto quello che è rappresenta il recente passato. Non sarebbe giusto buttar via un campionato, con dentro i sacrifici degli atleti ma anche delle società. Prima, si concluda la stagione in corso, anche a dicembre se fosse il caso. poi si penserebbe a cominciare quella successiva". 

E avesse una palla di vetro, cosa ci leggerebbe dentro? 
"Troppo semplice dirle dell’Inghilterra, dove il Liverpool è già campione in carica e dovrebbe potersi gustare questo successo. Mentre è difficile immaginare della Spagna e dell’Italia: non ci fosse stata la pandemia, lo scudetto sarebbe andato alla Lazio, secondo me. Mi divertiva guardarla, e tanto, come l’Atalanta a dirla tutta. E invece, dopo due mesi o tre di stop, non so come si ritroveranno le squadre. So che basterebbero quattro settimane di allenamento, per ritrovare la condizione e scendere in campo". 
 
Servirà ancora un pallone? 
"Aiuterà ad uscirne, non dico a dimenticare ma a superare la frustrazione e il terrore. Il calcio ha una sua funzione sociale e anche psicologica, è una passione collettiva". 

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