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"La classe media dell'Inter mondiale"

di Daniele Alfieri
Fonte: blog.guerinsportivo.it/indiscreto

Stefano Olivari, noto giornalista e scrittore sportivo, analizza dalle pagine suo blog Indiscreto la vittoria nerazzurra del Mondiale per Club e i possibili risvolti:

"E’ da interisti diventare campioni del mondo continuando a considerare, secondo noi giustamente, il trofeo appena vinto la coppa dell’amicizia? Sì. E’ da interisti arrivare al massimo, o giù di lì traguardo, festeggiando al minimo sindacale e sfasciando tutto quanto per ripartire da quasi zero? Doppio sì. Per questo l’auto-esonero di Benitez ha sorpreso solo quella metà di squadra che ha tirato a campare per tre mesi, con tempi di recupero dagli infortuni sospetti (al di là della palestra ‘privata’ di cui ha parlato Benitez, situazione davvero improbabile per non dire una idiozia) e un sesto o quinto scudetto consecutivo buttato per spezzare le reni non alla Grecia ma al Seongnam e al Mazembe. Che su singola partita possono senz’altro battere l’Inter, il Barcellona o il Brasile di Pelé, ma pur con tutta la buona volontà terzomondista non possono come emozioni dare a una competizione la stessa nobiltà di Chelsea o Bayern. Nessuna intensità rabbiosa, solo la formazione quasi-titolare e una umiltà ritrovata e ben sintetizzata da Eto’o quarto di sinistra in un 4-4-2 (non si vedeva dalla semifinale di Champions League con il Barcellona). Però fra vent’anni, quando al Mondiale a 16 squadre ci saranno almeno 6 o 7 europee, i beceri della bacheca potranno dare un valore incommensurabile a Milan 2007 e Inter 2010. Per adesso il valore è dato dal fatto che per essere lì bisogna avere vinto la Champions, a volte superando squadre più forti (situazione che accomuna quel Milan e questa Inter). Il giornalismo è attualità e l’attualità dice che la classe media e medio-alta dei giocatori dell’Inter, selezionata e motivata da Mancini quando Moggi era ancora al potere e l’Inter aveva ripreso a vincere (bisogna ricordarlo), è più forte di qualsiasi allenatore e anche di una società dove le simpatie e l’attribuzione dei meriti contano più delle vittorie. Un po’ di sangue nuovo e il ciclo potrà continuare, senza uomini della provvidenza o ‘signori’ incompresi. Campioni del mondo, comunque: non si può pretendere che festeggi anche chi non lo è. Il bello dell’Inter è che non festeggia nemmeno chi ha vinto".


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