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Ladroni - L'Inter non risponde ancora a Tavaroli

di Alberto Casavecchia

Nella giornata di ieri, Giuliano Tavaroli si è sottoposto alla seconda parte dell’interrogatorio iniziato sette giorni fa nell’aula bunker della Corte d’Assise di Milano, circa l’Operazione Ladroni. L’ex capo della Security Telecom ha ammesso che nel dossier, oltre all’ex arbitro De Sanctis, al guardalinee Enrico Cennicola e all’ex ds di Messina e Genoa Mariano Fabiani, c’era anche Luciano Moggi. Tale dossier sarebbe stato redatto, secondo quanto afferma lo stesso Tavaroli, su ordine dell’Inter e realizzato dall’investigatore Emanuele Cipriani, che attraverso la Polis d’Istinto, lavorava per Telecom: “L’attività nacque come verifica delle rivelazioni fatte da un arbitro. Non io direttamente, ma Bove (ex responsabile sicurezza Telecom, poi morto suicida, ndr) svolse analisi di traffico telefonico su Moggi. I report furono consegnati integralmente a Giacinto Facchetti, allora vicepresidente nerazzurro. Con lui e Moratti, m’incontrai all’inizio della vicenda. Poi non so se Facchetti riferì tutto allo stesso Moratti”.

Proprio come sette giorni fa, la reazione ufficiale da parte della società nerazzurra non è cambiata. Viene, ancora, fatto notare come Moratti non abbia mai preso in visione o abbia mai pagato questo dossier, fatturato poi dalla Pirelli. Questa testimonianza non mette affatto in apprensione la società, dato che dalle parole di Tavaroli non emerge nulla di nuovo.

Duro invece il commento della famiglia Facchetti: “Queste parole vanno ad aggiungersi a delle dichiarazioni contraddittorie di più soggetti su vicende note, senza tra l’altro essere supportate da prove concrete”.


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