Lettera di Tommasi a Conte, Malagò e presidenti Leghe: "Calciatori siano testimonial della gravità del momento"
"Gentile Presidente, Gentile Ministro, Gentili Presidenti, Mi permetto queste poche righe in un momento difficile per tutti". Inizia così la lettera ufficiale firmata da Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, e indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora, al Presidente CONI Giovanni Malagò, al presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino, al Presidente Lega B Mauro Balata e al presidente Lega PRO Mauro Balata. "Nel mio ruolo di Presidente dell'Associazione Italiana Calciatori vi voglio chiedere un aiuto affinché la categoria che rappresento possa essere utile in questo momento del nostro Paese.
Ci è stato chiesto in questi giorni di individuare dei testimonial per sensibilizzare i cittadini a rispettare i corretti comportamenti indicati dalla comunità scientifica. È stato detto e ribadito che il Coronavirus si combatte prima di tutto con i comportamenti dei cittadini. Oggi mi sento di dire che nessun calciatore sarebbe credibile nell'invitare i cittadini a non viaggiare, a non stringere le mani, a stare ad almeno un metro dalle persone, a non svolgere attività sportiva di contatto, a non toccarsi bocca e occhi con le mani.
Un solo modo renderebbe, invece, tutta la categoria fortemente di impatto sulla cittadinanza, tutti veri testimonial della gravità del momento. Il solo modo sarebbe quello di non scendere in campo!
Con i calciatori viaggiano e si mettono a disposizione tante persone che diventano tutte potenzialmente a rischio contagio. Le scorse settimane una squadra in Lega Pro ha vissuto il Coronavirus e la quarantena, il loro magazziniere è oggi in terapia intensiva. È questo il messaggio che vogliamo dare? Il calcio, solo quello professionistico, è immune? Purtroppo giocare le partite, seppur a porte chiuse, non rende bene l'idea del momento. I 300 e più tifosi riunitisi alla Pinetina, affollandosi incuranti delle stringenti indicazioni vigenti in Lombardia, sono forse un segnale che il messaggio dato dal calcio non è ancora quello giusto.
Il coronavirus non ammette deroghe, non riconosce i professionisti, non ha soggezione dei ruoli. È per questo che da qualche settimana, e per quelle a venire, tutti gli italiani dovrebbero e devono tifare solo per le tante squadre che stanno giocando le partite più importanti. Le squadre di infermieri, medici, volontari, le forze dell'ordine, tutti quelli che in questo momento sono sui campi principali, negli ospedali, nelle case di riposo e che avranno davanti a sé impegni sempre più delicati e faticosi.
Per questo sono a chiedere un vostro intervento perché i calciatori diventino veri testimonial del momento. Non fateli scendere in campo! Anche solo una partita sarebbe un messaggio sbagliato. Purtroppo il momento è talmente delicato che non c'è tempo e le decisioni dolorose vanno prese in poche ore, a qualsiasi ora.
Mi scuso se sono stato troppo esplicito e se vi ho coinvolti tutti in questa richiesta ma oggi, soprattutto da cittadino italiano, ritengo che non possiamo lasciare a Chiellini, Handanovic, Criscito, Romagnoli, Balotelli o Quagliarella la responsabilità di decidere se scendere in campo o no.
Vi ringrazio dell'attenzione e ancora vogliate scusarmi di questa esplicita richiesta che, vi assicuro, arriva da moltissimi calciatori che non hanno oggi la forza di decidere da soli. Grazie".