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Lippi: "Mancini come me? No! E a Mazzarri dico..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Gazzetta dello Sport

Più pentito di avere lasciato la Nazionale o di essere tornato? Lo chiede la Gazzetta dello Sport a Marcello Lippi. "Di essere tornato, perché non si può tornare dopo aver vinto un Mondiale. Mi ero reso conto di aver lasciato un lavoro a metà e siccome ero disponibile non ho saputo dire di no". L'ex Ct ha parlato anche di Inter e del cambio in panchina.

E’ lo stesso errore che può commettere Mancini? 
"No, perché la situazione è diversa. All’Inter è cambiato tutto da quando è andato via e poi lui è una garanzia. Anche gli allenatori, come i giocatori, hanno un marchio e Mancini ha il marchio del grande allenatore da grande squadra perché ha vinto ovunque".

Allora non la sorprende l’esonero di Mazzarri? 
"Mazzarri è un grande professionista, ma si era creata una situazione che non aiutava il suo lavoro. A 66 anni posso permettermi di dirgli che non si deve preoccupare per questo primo esonero, perché nella carriera di un allenatore l’esonero a volte è quasi necessario, per ragionare, studiare e viaggiare. E lo dice uno che è stato esonerato tre volte, a Siena, a Cesena e all’Inter".

E’ più forte l’Inter di Mancini o il Milan del suo vecchio allievo Inzaghi? 
"Non è diplomazia, ma sono due squadre diverse, ancora incomplete. L’Inter ha più giovani di qualità da assemblare, il Milan è una squadra più esperta con un allenatore come Inzaghi, pieno di entusiasmo, che conosce bene le dinamiche della società. Sarà un derby aperto, anche se per Milan e Inter il 3° posto mi sembra lontano". 


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Domenica 15 dicembre