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Lippi: "Nel 2006 ancora più forti dopo il casino di Calciopoli. Caos calendari? Spettacolo poco edificante"

di Daniele Alfieri

L'ex ct dell'Italia e della Cina Marcello Lippi torna a parlare del Coronavirus. E sullo stop al campionato di Serie A afferma in un'intervista concessa a La Repubblica: "È stato sacrosanto chiudere qui da noi come in Cina. Loro ce l’ hanno fatta e ce la faremo anche noi. Se ci siamo mossi in ritardo? Nei primi momenti il quadro cambiava ogni dieci minuti, siamo stati presi un po’ alla sprovvista. Ma poi c’è stato tutto il tempo per capire e agire: abbiamo compreso che, semplicemente, dovevamo cambiare la nostra vita, che ci piacesse oppure no". Sulle polemiche e lo slittamento dei calendari aggiunge: "Non è stato uno spettacolo edificante. E non capisco come si possa pensare di disputare gli Europei a giugno o le Olimpiadi in Asia, in Giappone, tra luglio e agosto: come dire dopodomani. Per fortuna l’Uefa ha finalmente deciso di sospendere le Coppe, e credo sarà così anche per gli Europei: al limite, disputiamoli l’anno prossimo ma non adesso, non a tutti i costi e chissà come, chissà dove. Questo permetterà di tentare di salvare almeno i tornei nazionali, che secondo me vanno sempre privilegiati".

Sulla chiusura del campionato inoltre spiega: "Ho letto dei play-off ma non mi convincono, e neppure l’idea di assegnare lo scudetto adesso, così, in base alla classifica. Se tra un mese, un mese e mezzo la situazione renderà possibile il ritorno in campo, credo che il campionato debba essere ripreso e concluso nel modo tradizionale, altrimenti pazienza. Altre soluzioni mi sembrano mortificanti". Infine una metafora con il Mondiale vinto nel 2006 con la nazionale azzurra: "Nei Mondiali del 2006 prendemmo coraggio dopo le prime vittorie, quelle che io definisco dell’autostima. Battemmo in amichevole Olanda e Germania, sapevamo di essere in forma. Ricordo che i miei giocatori dicevano “siamo forti, cavolooo!” e lo diventammo ancora di più dopo quel casino di Calciopoli. Lo sport è un esempio da seguire. In questo momento, come in Germania tanti anni fa, avremmo bisogno dei primi risultati, di qualche numero finalmente incoraggiante, qualche statistica positiva: e allora riprenderemmo coraggio come l’Italia prima della finale contro la Francia. Sentivamo che ce l’avremmo fatta e anche adesso ce la faremo".


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