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Mancini e il titolo col City: "A raccontarlo ho i brividi"

di Christian Liotta

Uno dei tanti titoli conquistati come allenatore da Roberto Mancini arriverà a Manchester, sponda City, club che porterà al trionfo in Premier League. Inevitabile il ricordo dell'esperienza inglese nel corso del programma 'Mister Condò' di Sky Sport: “Non era facile prendersi un incarico simile, perché c’era lo United che dominava da decenni ormai e noi eravamo i ‘vicini rumorosi’. C’era uno stendardo dei loro tifosi con un numero che cambiava ogni anno: simboleggiava gli anni senza vittorie del City, era arrivato a tanti. Io puntai a far togliere quello striscione, loro ci prendevano in giro ma noi l’abbiamo fatto velocemente. Ci furono tanti investimenti ma non è aritmetico cambiare la storia con gli investimenti. Il 6-1 all’Old Trafford rimarrà nella storia dei due club”. In quella che fu la più grande partita di Mario Balotelli: “Fece un gol straordinario e una grande partita, così come tutta la squadra. Prima del match a Sir Alex Ferguson portai una bottiglia di vino marchigiano piuttosto costoso, e gli dissi di aprirla per una vittoria in Champions. Era un po’ nervoso perché forse voleva già smettere di allenare, ma dopo quella vittoria in campionato…”.

Campionato conquistato all’ultimo tuffo dopo aver avuto e sprecato tanti punti di vantaggio: “C’era pressione, non eravamo abituati da vincere. Ma quando sembrava finita e scese anche un po’ la pressione, vincemmo le ultime sei gare, avevamo una differenza reti migliore sullo United, speravamo di arrivare a pari punti; non era facile ma ci arrivammo. Ricordo il boato sul pullman quando lo United pareggiò 4-4 con l’Everton da 4-2 mentre noi stavamo andando a Wolverhampton, lì capimmo che avremmo potuto vincere. Poi li superammo nello scontro diretto, battemmo il Newcastle poi ci fu l’ultima partita col Qpr; sembrava scontata ma in Inghilterra non è mai così. A un certo punto ci trovammo sotto 1-2, poi loro restarono in 10 e si misero tutti in difesa, ed era difficile fare gol. Ci furono 4 minuti di recupero, al 91esimo eravamo 1-2, a 91 e 40 segna Edin Dzeko, il loro allenatore disse che erano salvi, loro buttarono via la palla e da lì costruimmo l’azione del gol di Sergio Aguero arrivato a 30 secondi dalla fine. Io pregavo, pensavo non fosse possibile perdere quel campionato, sarebbe stata un’ingiustizia perché meritavamo quella Premier. Sono stati i tre minuti più intensi della mia carriera. Ho ancora i brividi a raccontarlo”. 


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