Mazzola: "La Juve è superata. All'Inter serve un capopopolo: Icardi deve caricare la squadra. Sul derby..."
Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport - Edizione Milano, Sandro Mazzola si è concesso ad una lunga intervista in cui sono stati toccati vari temi, a partire dal derby di domani sera al 'Meazza', che capita in un momento non proprio felice per l'Inter: "Credo che Mancini abbia già messo una pietra sopra alla gara contro la Juve. Semmai avrà preso uno per uno i giocatori, spiegando loro gli errori commessi. Certo, a questa squadra serve un capopopolo in campo".
E chi potrebbe essere?
"Icardi. Se ad inizio partita, palla al piede, tenta subito un tiro in porta, i suoi compagni capiscono l’antifona e possono prendere coraggio".
Chi era il capopopolo della sua Inter?
"Senza dubbio Luis Suarez: noi lo chiamavamo 'il vecchietto'. Ricordo che, quando le cose si mettevano male, correva da una parte all’altra del campo solamente per spronarci. A volte anche per riprenderci. Chi ci metteva sistematicamente in riga, invece, era il grande Armando Picchi. Anche a fine primo tempo, durante l’intervallo, si prendeva la briga di chiamare a sé quei giocatori che avevano bisogno di essere catechizzati".
Come mai Mancini ha preservato Icardi contro la Juve?
"La verità non la sapremo mai, ma credo abbia voluto dare una lezione agli altri. Far loro capire che, da soli, avrebbero potuto farcela. Poi le cose sono andate in altro modo, ma ha voluto scatenare una reazione nel gruppo 'colpendo' il numero uno. Tipica operazione da Herrera".
Un aneddoto su un derby?
"Ricordo un 5-2 per noi (nella stagione 1964-65, ndr) dove, all’inizio, eravamo in difficoltà. Ad un certo punto, mi sono reso conto che pagavamo l’impostazione iniziale mia e di Corso. Allora mi son detto: 'Vado a giocare a sinistra'. Vincemmo con un gol suo e due miei. A fine partita, chiesero ad Herrera della scelta di spostarmi: lui rispose che aveva capito che bisognava fare così. Si era preso il merito...".
Dispiaciuto per la partenza di Guarin?
"A me piaceva, forse ha pagato un po’ i suoi grilli per la testa. Ma ci avrei pensato bene prima di lasciarlo andare. Ha i colpi. E, non a caso, ha deciso il derby dell’andata".
Quindi domenica su chi punterebbe in mediana?
"Tra Medel e Brozovic, scelgo Medel, almeno in partenza: recupera tanti palloni e ne gioca altrettanti. Ma la cosa più importante resta la mentalità".
La mentalità, spesso, parte dall’alto.
"Ai miei tempi, la certezza aveva un nome e un cognome: Angelo Moratti".
Oggi c’è Erick Thohir.
"L’ho conosciuto e mi ha fatto un’ottima impressione. Bisogna solo togliersi il cappello di fronte a una persona che viene in Italia e investe".
Pronostico per domenica?
"So già come va a finire, ma non lo vengo certo a dire a voi...".