Mazzola racconta la 'macchia nera' di Meazza
Fonte: Gazzetta dello Sport
Anche Sandro Mazzola racconta alla Gazzetta dello Sport un suo ricordo per quanto riguarda Inter-Milan. «Il mio primo derby fu con gli Allievi: finalmente potevo giocarne uno e non guardarlo e basta, con la divisa dell’Inter sotto il cappotto, quando Benito Lorenzi portava me e Ferruccio a fare le mascotte. Ci voleva bene, Veleno. Anche di più da quando papà lo aveva raccomandato con i c.t. della Nazionale, prima Pozzo e poi Novo, “Faccia giocare una partita a ‘sto ragazzo...”. E pazienza se il giorno che decise di regalarmi un paio di scarpe da calcio scelse il numero 42, e io oggi porto il 40... Non usai quelle, per il mio primo derby: noi e il Milan avevamo vinto i rispettivi gironi, si giocava per il primato in Lombardia. Sulla nostra panchina Giuseppe Meazza, che era diventato responsabile del settore giovanile nerazzurro: ci allenava sempre in borghese, metteva la tuta solo quando toccava alla Primavera e noi andavamo a guardarlo di nascosto. Per noi era una specie di dio del calcio: sembrava che accarezzasse il pallone e invece tirava delle botte a cento all’ora. Dunque quel giorno Meazza ci diede appuntamento al ristorante in Galleria Vittorio Emanuele dove di solito pranzava la prima squadra: per noi era un evento, come la motivazione della convocazione lì. «Riunione tecnica». Non ne aveva mai fatta una, con noi. In quella sala silenzio totale, non volava una mosca. “Ragazzi, oggi vi chiedo molto. Dovete sapere che ho una macchia nera sulla coscienza, e voi dovete aiutarmi...”. Ci guardiamo tutti: Gesù, cosa ci dovrà dire adesso? “L’ho fatto perché ne avevo bisogno, lo so che non va bene, però... Sì, ho giocato qualche partita con il Milan! Questa macchia va cancellata: oggi dovete vincere per me...”».