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Mbaye a 360°: "Cassano, Strama, Duncan e ruolo..."

di Christian Liotta

E' il difensore senegalese Ibrahima Mbaye il protagonista della puntata odierna di Drive Inter su Inter Channel: in compagnia di Nagaja Beccalossi, il giovane pilastro della Primavera nerazzurra si racconta, partendo dall'apprendimento dell'italiano: "L'ho imparato sentendo i ragazzi della mia età. Poi ho iniziato a impararlo a scuola o attraverso i film". Ma qual è stata la difficoltà più grande per un giovane come lui approdando in Italia? "Il cambiamento di cultura, radicale rispetto al Senegal. Di quella cultura però mi mancano poche cose, piuttosto mi manca la famiglia ma è così. Da quando sono arrivato in Italia non sono più tornato". 

Quando ha deciso Mbaye di diventare calciatore? "In Africa si comincia a giocare non appena cammini, a piedi nudi per strada. Poi crescendo ho scelto il calcio preferendolo alla scuola, mia madre si arrabbiò ma il calcio mi piaceva troppo e oggi sono qui. Se c'era qualcuno più bravo di me? Non dico mai di essere il più forte, e anche se mi rendo conto non lo dico. Credo di essere stato molto fortunato a venire qui". Sull'idea dell'Inter dall'esterno spiega: "In Senegal si segue il campionato francese, ma squadre come Inter e Juventus sono conosciute in Africa, si vedono in tv. Se seguivo qualcuno in particolare? No, io ho deciso di prendere qualcosa da diversi giocatori". Utile per uno che in campo copre tanti ruoli: "A me piace, sono giovane, ho tempo di imparare. All'Inter agli inizi giocavo da centrocampista, poi ho giocato in difesa durante una partita ad Arco dove un difensore si fece male".

Ibra racconta qualcosa degli allenatori del vivaio nerazzurro: "Il primo è stato Maggioni, che perdeva sempre 10 minuti per spiegarmi le cose visto che non parlavo italiano, anche se non capivo il suo francese. Poi ho avuto Giorgio Gatti, con cui abbiamo vinto l'Arco di Trento e che mi ha insegnato a dare il 100% in allenamento, non puoi distrarti cinque minuti. Lì ho conosciuto Fulvio Pea, visto che mi allenavo con la Primavera". Poi, Andrea Stramaccioni, l'allenatore che per Ibra è stato "importante per me e per gli altri, vista la vittoria in NGS. Ho imparato tanto da lui, anche dal punto di vista umano: è sereno, mi ricordo la finale di Londra, eravamo tutti tesi e per rasserenarci ha fatto una battuta che ci ha fatto ridere. E' una persona molto generosa".

Dei ragazzi della Primavera, Mbaye rivela di aver legato molto "con mio fratello Alfred Duncan e con Daniel Bessa, che mi hanno sempre difeso specie durante gli allenamenti quando gli altri mi rimproveravano per degli errori. Li ringrazio per questo, anche se ora mi hanno abbandonato... Scherzo, sono molto felice per loro, guardo sempre le loro partite. Alfred sta facendo bene col Livorno, anche se non vince mai in casa; Daniel invece ha avuto quel brutto infortunio, ma è sempre rimasto sereno. Ha iniziato a lavorare solo e ora ha ricominciato a giocare. E' una brava persona, il giocatore non ne parlo nemmeno, sappiamo tutti chi è".

Mbaye ha un sogno nel cassetto? "Ne ho tanti, però mia madre mi tiene sempre coi piedi per terra, come il mio procuratore. Non me la tiro, cerco di vivere tranquillo. Mia madre mi ha sempre detto di restare me stesso e portare rispetto verso tutti, dalle persone più importanti come il direttore, ai compagni". Come sta andando quest'anno tra Primavera e prima squadra? "In prima squadra ci sono grandissimi difensori come Juan, Chivu, Samuel; da loro hai solo da imparare, per un giovane è molto importante lavorare a fianco di giocatori come loro". Ma come ci si prepara nell'affrontare diversi ruoli? "Cambia solo l'interpretazione del ruolo, devi solo capire cosa puoi fare in un ruolo piuttosto che in un altro e quali rischi puoi correre. Da difensore centrale cerco di stare più attento perché se sbaglio io è finita".

Mbaye difensore col vizio del gol: "Non li conto i miei gol, però ne ricordo uno che ho fatto col sinistro, piede che non uso mai". La mentalità vincente è uno dei dogmi inculcati nella testa di Mbaye da quando è arrivato nell'Inter: "Quando sei all'Inter, capisci subito che devi vincere. Rispettando ovviamente l'avversario". Quest'anno Ibra ha avuto l'opportunità di giocare in Europa League: "Bello, anche se le emozioni riesco sempre a non farle trasparire, sono bravo a controllarmi". Sull'impatto con San Siro: "E' lo stadio più bello dove sono stato. Sono andato la prima volta per Inter-Barcellona di Champions League, poi ho fatto il raccattapalle. E' una bella sensazione essere in campo vicino a certi campioni, ma è sempre stato il mio sogno. Adesso gioco addirittura con loro, e sono molto felice. Con chi parlo di più in prima squadra? Beh, non parlo molto, però quando non capisco le cose chiedo a tutti, ai difensori ma anche ad Antonio Cassano, che ritengo una bravissima persona. Ogni volta che mi dice che non devo fare una cosa mi spiega sempre il perché". 

Il tempo libero Mbaye lo passa "con gli amici. Se non ho allenamento si va a mangiare insieme, al cinema, come tutti i ragazzi della nostra età. Anche a ballare, se si ha l'occasione". 


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