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Moratti: "Mou mi dice che l'Inter è unica, e c'è un retroscena. Maicon..."

di Fabrizio Romano

In un'intervista a 'La Provincia di Varese', Massimo Moratti, presidente dell'Inter, ha parlato di tante cose. A partire dalla via che vogliono intitolare al padre Angelo, ai retroscena sull'addio di Josè Mourinho. Parole bellissime e struggenti, da non perdere. Ecco l'intervista integrale:

Presidente, La Provincia di Varese ha proposto al sindaco di Somma di dedicare una via al suo grande papà (scomparso il 12 agosto 1981). E abbiamo lanciato questa idea il giorno dopo Madrid.
"Ah sì? Bellissimo, noi come famiglia saremmo felici. Papà lo meriterebbe, però non mi faccia dire di più, non voglio assolutamente influenzare il sindaco, il consiglio comunale, la città. Se lo facessero, ripeto, sarebbe una grande gentilezza che ci riempirebbe di gioia".
A proprosito presidente, torna ogni tanto a Somma?
"Sì, ci sono passo ogni tanto, ma con molta discrezione. Il grande Angelo Moratti era figlio di Albino, farmacista… sa come lo chiamavano? Il nonno era chiamato "il buono", era una persona deliziosa, voleva bene a tutti".

Da papà Angelo, che da rappresentante di combustibili divenne petroliere, passiamo all'Inter di Massimo Moratti e dello Special One: è stato ingeneroso da parte del mister dire la sera della Champions «è l'ultima partita in nerazzurro…»?
"Ma no, guardi che Mourinho se ne andasse io l'ho immaginato a gennaio e l'ho detto ai miei figli: se vince va via perché ripetersi è un miracolo; se perde tutto va via lo stesso perché stampa, tifosi e il palazzo lo massacrerebbero. Ma lui non aveva il coraggio di dirmelo, si sentiva in colpa per l'affetto nei nostri confronti. E allora prima ha detto una mezza frase sui giornali poi in quella conferenza stampa la sera di Madrid è stato chiaro, ma me lo ha fatto sapere dai microfoni perché non ce la faceva a dirmelo".

Ma prima o poi glielo avrà detto...

"Il giorno dopo, l'ho invitato a casa mia e mai gli usciva quella parola, allora l'ho guardato in faccia e l'ho aiutato dicendogli: signor Mourinho, lei ha vinto tutto, lei ora può fare ciò che vuole. Per Mou è stata una liberazione, e me l'ha detto. L'ho visto come quel marito trovato in casa dell'amante e non sa come dirlo alla moglie, cerca di scappare dalla finestra ma non riesce. Allora l'ho tolto io dall'imbarazzo e non sapeva come scusarsi".

Vi siete risentiti?
"Certo, mi chiama ogni tanto e mi dice che una società come l'Inter non c'è. Il Real è un pachiderma, una società pesante. Mi fa tanti complimenti, un po' troppi forse, ma (il presidente ride di gusto, ndr) lo fa anche per scusarsi anche se non dovrebbe".

C'è un'immagine che riassume la figura di Mou?
"Le manette a San Siro, con la Samp. Lì c'è tutto di lui, un fenomeno che sfida sempre il limite: gli avversari, la stampa, la Lega Calcio. E' una forza psicologica, un grande tattico".

Senta, e Benitez?
"Meticoloso e grande lavoratore. Ci darà soddisfazioni".

In attesa di una telefonata del sindaco di Somma Lombardo, ci dice se Maicon resta?
"Non lo so, ma io spero di sì".


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Domenica 15 dicembre