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Moratti, un tourbillon di sensazioni: tutte le parole chiave nel suo last-day

di Redazione FcInterNews

Anche il passo ufficiale è stato compiuto. Da oggi Massimo Moratti non è più il presidente dell'Inter, ma si accontenta del ruolo di presidente onorario. Un esito che molti tifosi non avrebbero mai auspicato, ma che alla fine è stato inevitabile considerando le intenzioni dell'ex proprietario dell'Inter. Intenzioni che potrebbero essere riassunte in parole chiare, stando a quanto emerso nelle ultime ore dall'hotel Melià di Milano.

RINUNCIA - Massimo Moratti ha voluto chiarire il perché del suo gentile 'no' all'insistenza di Erick Thohir, che gli avrebbe lasciato volentieri il ruolo di presidente mantenuto quasi ininterrottamente per 18 anni: "Trovo che sia giusto che chi si prende il rischio dell'operazione sia anche presidente. Devo dire che mister Thohir e i suoi soci hanno insistito con me e mio figlio, li ringrazio, ma ci sembrava che questa responsabilità sulle spalle di qualcun altro, oltre che non una nostra abitudine, non fosse giusta". Non fa una grinza, chi investe risorse in un progetto merita anche gli onori dello stesso, non solo gli oneri. 

RESPONSABILITA' - Rinunciare alla presidenza, oltre che alla proprietà, è stato un passo significativo per Massimo Moratti, che ha manifestato grande senso di responsabilità nei confronti della società nerazzurra. Non potendo assicurarle un futuro degno della sua storia, dopo tanti anni di sacrifici e vittorie, ha preferito passare la mano a chi le risorse finanziarie le ha. Nonostante il passo indietro, però, continuerà a sentirsi responsabile nei confronti dei tifosi: "La carica di presidente onorario e vicepresidente sono importanti per noi, staremo vicini alla squadra e alla società, rispettando responsabilità e ruoli di chi l'ha acquistata".

TRISTEZZA - Emotivamente parlando, durante la conferenza stampa Massimo Moratti ha fatto intendere come sta vivendo questa situazione, pensando anche al futuro: "Dal punto di vista affettivo, e lo si capisce dalla mia emozione in questo momento, che in base ad abitudine, familiarità e affetto tutto è meno facile. Ma qui vince il pragmatismo". Già, il pragmatismo, il gancio cui bisogna aggrapparsi mettendo da parte sentimentalismi quando la situazione lo richiede. L'ex patron ha pensato al bene del club, ne ha venduto la maggioranza. Un atto che solo qualche mese prima sarebbe sembrato sacrilego per la sua famiglia. Eppure anche lui ha dovuto sottostare ai cambiamenti finanziari in atto nel calcio italiano.

FIDUCIA - Moratti non avrebbe mai venduto ad altri la sua amata Inter, se l'acquirente non gli avesse fornito le dovute garanzie. Erick Thohir e i sui soci lo hanno fatto, lo hanno convinto con l'atteggiamento giusto, perché le risorse finanziarie non sarebbero state sufficienti a sfondare il muro morattiano: "Quello che portano Thohir, Soetedjo e Roeslani è l'entusiasmo di paesi in crescita, che vedono questa cosa come un gioiello che porti anche economicamente e culturalmente qualcosa in più. Credo sia un grosso vantaggio per la società, le persone sono state assolutamente sempre all'altezza del loro ruolo, i tifosi li consideravano usurpatori, ma si sono presentati con correttezza e questo ci ha messo in condizione di lavorare meglio". Potere economico sì, ma anche rispetto, disponibilità e correttezza, doti che agli occhi di Moratti hanno reso Thohir, Roeslani e Soetedjo i partner ideali per dare continuità al lavoro svolto finora.

DOVERE - Un passo indietro, quello di oggi, che sicuramente sgrava la famiglia Moratti dalla responsabilità di doversi prendere cura dell'Inter come avvenuto negli ultimi 18 anni e durante la prima gestione di Angelo. Deresponsabilizzazione ma fino a un certo punto, perché il volto dell'Inter continuerà a essere Massimo anche se con un ruolo più marginale. Il che comporta, quanto meno, una maggiore libertà personale, da tifoso: "Dal punto di vista emotivo ci si sente meno in dovere. Io non mi sono mai sentito indispensabile ma farò di tutto per dare ciò che posso all'Inter. In partita magari sarò più libero nelle mie espressioni, nei confronti di ciò che avviene in campo e degli arbitri". Una battuta che rompe il ghiaccio dell'emotività legata a questo momento storico. 

DELUSIONE -  Non è stato Massimo a dirlo, non lo avrebbe mai fatto conoscendo il personaggio. Ma Angelomario ha chiarito il pensiero del padre in merito al controverso striscione che la Curva Nord gli ha dedicato prima di Inter-Livorno, la sua ultima partita prima dell'addio alla presidenza e alla proprietà del club: "Mio padre ci è rimasto male per gli striscioni, sicuramente". In molti si sono chiesti il modo in cui Massimo Moratti avesse accolto quel messaggio non proprio struggente nei suoi confronti, dopo 18 anni di guida dell'Inter e 16 trofei regalati ai tifosi. La risposta è arrivata oggi, in modo sintetico ma quanto mai chiaro. Nessun motivo per nutrire dei dubbi, ora.


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