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Nel 2023 la finale di Champions a Wembley per festeggiare il Centenario: tre anni dopo il discorso varrà anche per San Siro?

di Andrea Pontone

Milano, 19 settembre 1926. Alla presenza del Duca di Bergamo, viene inaugurato il nuovo stadio di San Siro. Il quartiere meneghino, approfittando della congiuntura con il centro storico grazie alla nuova linea tramviaria, si configura come una vera e propria "cittadella dello sport": in posizione adiacente all'impianto calcistico, vi è l'Ippodromo destinato al Trotto. Alle ore 16:00 si taglia il nastro: la cerimonia d'apertura è terminata. Con la puntualità di un orologio svizzero, come Ernesto Belloni - primo Podestà ambrosiano asservito al regime fascista - ha espressamente richiesto. Per la prima volta, su quel manto erboso che oggi è un museo a cielo aperto, viene disputata una partita di pallone: Inter-Milan, la "classica" del calcio lombardo negli Anni '20.

La costruzione dello stadio (progettato da Ulisse Stacchini e Alberto Cugini) è stata finanziata da Piero Pirelli, patron dell'omonima azienda e presidente del Milan. L'Internazionale è nata nel 1908 in contrapposizione alla politica nazionalistica adottata dal club rossonero e dal commissario federale Bosisio; la Beneamata gioca, ancora, nella vetusta Arena Civica, edificata agli albori dell'Ottocento. Nel settembre del '26, dunque, il padrone di casa è il Milan. L'Inter disputa una semplice amichevole, ma nello stesso momento riesce a guastare la festa agli acerrimi rivali: la squadra trascinata da Cevenini e Bernardini, che appare più in forma, vince per 6-3.

L'impianto sportivo di San Siro è stato ristrutturato varie volte. Ma quel terreno di gioco - da quando nel '34 Meazza sbatte addosso a Platzer nella semifinale di Coppa del mondo, fino al calcio di rigore decisivo di Cristiano Ronaldo nel 2016 in finale di Champions League - non è variato di un centimetro. Ha assistito alle gesta sportive dell'uomo a cui oggi lo stadio stesso è dedicato (il balilla, l'idolo di Peppino Prisco), alle leggendarie imprese della Grande Inter, del Milan di Nereo Rocco, dei rossoneri di Arrigo Sacchi, dei nerazzurri di José Mourinho e dei grandi campioni che hanno avuto l'onore e la fortuna di calcare un prato così prestigioso.

Non esiste un singolo calciatore - tra quelli che hanno scritto la storia del gioco - che non abbia disputato almeno una partita a San Siro. Nel bene oppure, anche, nel male: Pelé, ad esempio, nel '63 viene totalemente annientato da Giovanni Trapattoni. Molti gli stranieri che in Serie A hanno deliziato la platea milanese (Sivori, Suarez, Maradona, Zico, Platini, i tre olandesi, Zidane, Batistuta, Ronaldo il Fenomeno, Ibrahimovic, Ronaldinho, CR7 e tanti altri), per non parlare degli italiani, e non soltanto di coloro che hanno vestito le maglie di Inter e Milan (da Mazzola-Rivera a Bergomi, Baresi e Maldini): leggende come Gigi Riva e Roberto Baggio si sono ritirati proprio alla Scala del Calcio. Là dove Francesco Totti, con un pallonetto delizioso, ha messo a segno una delle reti più belle della sua carriera. Persino Johan Cruijff, nel giugno del 1981, disputò a Milano un tempo di gioco con la maglia rossonera.

Dall'Italia di Pozzo al Barcellona di Guardiola: tutte le grandi squadre sono state protagoniste a San Siro. Compreso il Wunderteam. Ma non solo: anche campioni apparentemente "inaspettati". Si pensi a Ghiggia e Schiaffino, eroi del Maracanazo: entrambi hanno calcato il manto erboso dell'impianto meneghino nella loro esperienza in Italia. Lionel Messi, in Champions, tante volte. Del resto, se la chiamano - come detto - "Scala del Calcio", un motivo c'è.

Negli ultimi mesi si è parlato, anche concretamente, di una possibile demolizione dello stadio. Una mossa che sarebbe scellerata, se si parla di salvaguardia della storia del nostro Paese: San Siro, ad esempio, negli Anni '60 assiste al cambiamento calcistico e sociale dell'Italia, con Milano che per la prima volta si conquista la fama di "Capitale d'Europa". Anche grazie al calcio. Stiamo parlando del rettangolo di gioco che, più di tutti nel pianeta, ha qualcosa da raccontare. Perché buttarlo giù?

Un discorso, questo, condiviso dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il quale - fosse per lui - non vorrebbe mai vedere questo museo a cielo aperto divenire preda del cemento per la costruzione di nuove architetture urbane. Si tratta di un luogo sacro. Così come, in Inghilterra, lo è il prato di Wembley. La Uefa, per omaggiare il centenario dell'edificazione dell'impianto, farà sì che la finale della Champions League 2022/23 abbia luogo nella casa del football britannico. A tal punto, se vale per quelli d'Oltremanica, perché non organizzare lo stesso evento anche a San Siro, nel 2026? Qualcuno, forse, ci avrà pensato. Tra l'altro, nello stesso anno andrà di scena proprio al Meazza la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi (che Milano ospiterà insieme a Cortina d'Ampezzo). Un ruggito che compie la storia, per evitare di essere cancellata.


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