Orsato: "Non volevo fare l'arbitro, per me era uno sfigato. La sudditanza psicologica non esiste"
Fonte: Tio.ch
Incontro speciale ieri a Massagno per i giovani arbitri della Federazione Calcistica del Canton Ticino, che hanno partecipato ad un meeting con protagonista Daniele Orsato. L'arbitro internazionale ha raccontato tanti aneddoti legati alla sua carriera. Svelando che il suo sogno non era quello di intraprendere la carriera arbitrale: "Il mio sogno da bambino era quello di fare l’elettricista, per me l’arbitro era solo uno sfigato che veniva insultato. Già a 8/9 anni mi interessavo a tutto ciò che ruotava attorno alla professione dell'elettricista. Messi aveva il sogno di alzare la Coppa del Mondo? Ecco, per me era quello di fare l’elettricista, lavoro che ho svolto con tantissima gioia per qualche anno. Poi è arrivata la classica giornata che cambia la vita? «Esattamente. Un giorno, nell'ottobre del 1992, mi fu chiesto 'Vieni a fare l’arbitro?'. La mia risposta? “Ma tu sei matto”. La stessa sera cominciò il corso ma, prima di accettare, chiesi quanto tempo ci volesse per arrivare in Serie A. 16/17 anni mi dissero. Svegliai mia madre nel pieno della notte e le dissi: 'Mamma fra 16 anni sono in A', ma lei si girò dall’altra parte...".
Un mestiere complicato, stressante e perennemente al centro delle critiche: "Quante volte mi sono sentito dire 'sei un asino'. Ma a 47 anni ho avuto la fortuna di arbitrare un Mondiale. La cosa difficile non è arrivare, ma restare in alto. Il segreto? In campo non possiamo far percepire che abbiamo sbagliato perché altrimenti la partita è finita. Quando un direttore di gara riesce a evitare le proteste dei giocatori, diciamo che il 50% del lavoro l'ha già fatto. In campo non devi mai dire ai giocatori: 'Ho sbagliato', ma: 'Se avrò sbagliato lo vediamo dopo, andiamo avanti'. Terminata la partita, siamo i primi a essere consapevoli se abbiamo fornito o meno una buona prestazione". Perché in Serie A ci sono tante polemiche sul Var? “Non siamo certo noi a farle. Per noi è un sostegno prezioso, anche se poi bisogna arbitrare come se non ci fosse: pensate al mio amico Marciniak, che nella finale Argentina-Francia, con tre rigori e una simulazione, non ne ha avuto bisogno”. Orsato, poi, sfata il mito della sudditanza psicologica: "Non esiste, ve lo assicuro. Esiste semmai la pressione dello stadio, dei grandi stadi. Mi accorsi presto che a Napoli, quando la squadra faceva gol, tutto tremava”.