Paolillo e la Super League: "Sorpreso dal fatto che solo 12 club abbiano aderito, sono molto pochi"
Fonte: tuttojuve.com
"Mi dispiace, è un grande professionista, per lui auspico un progetto che lo coinvolga in prima persona, che parta da lui e che lo possa mettere nelle condizioni di esprimere tutto il suo talento". Ernesto Paolillo, ex dirigente dell'Inter, parte dalla fine dell'avveentura di José Mourinho al Tottenham nel lungo intervento a Teleradiostereo.
Impossibile non toccare il tema della Super League: "Era nell'aria già da tempo, Agnelli ne aveva già ampiamente parlato: sono rimasto sorpreso dal fatto che solo 12 club abbiano aderito, sono molto pochi. Pensate a un campionato formato da soli 12 club, sarebbe decisamente molto povero soprattutto per ciò che riguarda la competitività. Avrebbe poco appeal, credo che anche chi l'ha pensata sia rimasto un po' sorpreso. Ma questo è un segnale molto chiaro: i grandi club per poter essere super competitivi, offrire grande spettacolo e prendere grandi calciatori, hanno bisogno di molta liquidità. Non bastano più gli introiti generati dal campionato nazionale o dalla partecipazione alla Champions. Quindi i casi sono due: o nasce un campionato europeo magari organizzato dalla Uefa, molto più grande ed esteso, e questa può essere una cosa positiva, oppure si creerà una spaccatura tra grandi e piccoli club. È evidente però che i grandi club non possono staccarsi dal campionato nazionale, perché questo vorrebbe dire far morire di asfissia il 50'% delle squadre dei campionati, e a cascata anche le serie minori, compresi i settori giovanili".
Quindi sarebbe favorevole alla Superlega ma facendo in modo che questi club partecipino anche ai campionati nazionali?
"Certo, oppure l'alternativa potrebbe essere la nascita di un campionato europeo che permetta tutti gli anni di inserire chi ha vinto il campionato nazionale al posto di chi ha partecipato alla Superlega ottenendo scarsi risultati. Mettiamo che partecipino 4 squadre italiane: le due che si sono peggio comportante vengono sostituite dalla prima e dalla seconda del campionato nazionale. Senza questo sistema sarebbe un disastro".
È più la voglia di promuovere il calcio ad alti livelli o la necessità di mettere a posto i conti delle squadre indebitate?
"Mi spiace essere così crudo, ma la fretta di sistemare i conti, perché i conti di questi grandi club ormai non reggono praticamente più".
Quando lei più di dodici anni fa ha ideato il FFP l'idea era nettamente diversa da quelli che invece sono stati i risultati?
"Sì assolutamente, era qualcosa di nettamente diverso, e mi rendo conto che si è perso un po' per strada per cercare di salvare alcuni club storici e non penalizzarli troppo. Ma è stato un male, perché troppe sono state le deroghe, e pochi si sono comportati in maniera virtuosa, ad esempio le squadre tedesche, perché le altre hanno sempre cercato di inventarsi escamotage".
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