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Paolillo integrale: "Un big andrà via. Ma arriverà..."

di Fabrizio Romano
Fonte: Tuttosport.com

Dopo avervi proposto una parte dell'intervista, adesso vi rilasciamo la versione integrale delle parole dell'a.d. nerazzurro Ernesto Paolillo a TuttoSport. Un passaggio è fondamentale, sul mercato nerazzurro.

Ernesto Paolillo, come sta il sistema calcio?
«È un malato grave, molto gra­ve ».

Quindi non c’è alternativa al fair play finanziario.
«No. La strada da seguire è tracciata. Ed è l’unica per scon­giurare il rischio che si scateni un effetto simile a quello che ha colpito i mercati finanziari. Oggi più dell’80% delle squa­dre chiude con il bilancio in rosso e l’Uefa ha voluto mette­re uno stop a tutto questo. È arrivato il momento di fare qualcosa perché il calcio è al collasso».

Vale a dire?
«In Austria e Belgio sono già fallite alcune società e, restan­do in Italia, la situazione con­tabile di una decina di squa­dre di serie B è molto preoccu­pante. Il timore è che si scate­ni un effetto a catena, visto che il sistema calcio è simile, tanto per rendere l’idea, a quello fi­nanziario oppure a quello ban­cario: se un grande club com­pra dei giocatori e poi fallisce, non può pagare chi gliel’ha venduto che, a sua volta, si ri­trova con un buco nel sistema tra ricavi e perdite. L’effetto do­mino, può diventare incontrol­labile. Non essendo possibile introdurre il salary cup come avviene negli sport americani, abbiamo pensato di introdurre un sistema in cui i costi debba­no essere commisurati ai rica­vi. In base a quanto deciso, le società avranno due anni di tempo per mettere il bilancio in linea alle misure legate al fair play finanziario, in base a cui, nel triennio 2012-2015 il rosso complessivo di bilancio dovrà essere di 45 milioni di euro, chi non resta dentro a questi parametri, non potrà partecipare alle coppe euro­pee ».

L’Inter sta già correndo ai ripari. Quando contate di arrivare al pareggio di bi­lancio?
«L’obiettivo è quello di farcela in un biennio. Stiamo chiuden­do il bilancio al 30 giugno e ri­spetto all’ultimo (chiuso con 154 milioni di perdite, ndr) c’è un sostanziale miglioramen­to ».

Intanto il diktat di Moratti è preciso: prima di pensare a un acquisto (Mascherano), occorrerà vendere un pez­zo pregiato (Maicon).
«Proprio così. Prima si costitui­sce il salvadanaio, si crea liqui­dità e quindi si decide se e co­me investirla».

La prossima sarà un’Inter più povera?

«No, sarà un’Inter più solida. L’obiettivo è creare un circolo virtuoso con innesti graduali al telaio che possano davvero costituire un valore aggiunto. L’operazione Ibrahimovic, che ha portato in dote Eto’o e per­messo pure all’Inter di guada­gnarci, o quella per Milito-Thiago Motta, quasi tutta fi­nanziata dai nostri prodotti del vivaio, devono essere da esempio. L’Inter che verrà, do­vrà essere capace di incremen­tare i ricavi e ridurre i costi per creare spazi a nuovi investi­menti: si può restare altamen­te competitivi anche vendendo un big».

Quanto è penalizzante non avere uno stadio di pro­prietà?
«Molto, perché nel bilancio mancano le voci legati ai rica­vi dell’attività stadio. Il Barcel­lona, per esempio, dalla gestio­ne del Camp Nou ricava 60 milioni di euro all’anno. Con quei soldi hanno potuto per­mettersi l’operazione Ibrahi­movic ».

Il progetto di uno stadio per l’Inter continua però a ri­manere in un cassetto.
«Perché aspettiamo che venga fatta una legge sugli stadi: è impensabile investire senza capire i contorni in cui ci si può muovere».

La Juventus intanto si è portata avanti.
«Ha colto un’opportunità che le è stata offerta».

In regime di fair play finan­ziario, avrà un’importanza cruciale il settore giovanile.
«Proprio così. Il nostro obietti­vo è riuscire a sfornare un Santon all’anno per la prima squadra ma anche una serie di giocatori che possano essere utili per abbattere i costi delle operazioni di mercato necessa­rie a rafforzare l’organico».

Inizia ad avvertirsi nei con­ti dell’Inter l’effetto-Cham­pions?
«Oggi una tournée della prima squadra può generare introiti del 30% superiori rispetto a quelli della scorsa stagione. Senza poi contare i vari con­tratti di sponsorizzazione».

Che mercato sarà per l’In­ter?
«L’obiettivo è mantenere alta­mente competitiva la squadra. Siamo arrivati al top e ora dob­biamo “soltanto” rimanerci grazie a uno-due innesti mira­ti e alla creazione di un siste­ma virtuoso che permetta di ottenere ricavi utili per essere reinvestiti in giocatori pagati con prezzi più contenuti, ma­gari giovani e con ingaggi più bassi e relativa plusvalenza».


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