Parolo: "Inzaghi speciale. Ciclo finito a Roma, giusto andare all'Inter"
di Raffaele Caruso
"Lo chiamavano traghettatore, uno che sarebbe stato lì un mesetto e poi chissà. Lui vive d’istinto, il giorno del primo allenamento ce l’aveva scritto in faccia: 'io sarò l’allenatore della Lazio'. Così è stato - racconta Parolo -. È diventato il tecnico con più panchine nella storia (251). Lui è istinto. Lo vedi dalle esultanze o dai gesti. Contro la Juve è lui che sposta Marusic per fargli battere la rimessa in avanti. Da lì il gol di Caicedo. L’esempio più bello è Kiev: de Vrij segna il 2-0, lui scivola sulla pista d’atletica e poi si rialza come se nulla fosse. Inzaghi è questo. Sa capire i momenti dei giocatori".
"Nessuno l’ha mai mandato a quel paese o ci ha litigato in malo modo, lo assicuro - continua -. È uno capace di tirare fuori il meglio da chiunque. Luis Alberto è l’esempio migliore forse: il primo anno non ha mai giocato, poi è stato solo amore. Giusto lasciare la Lazio per l'Inter? Per me sì. Il rapporto con i giocatori era diventato così totale che ormai sapeva tutto di loro. Come sarebbe andata, come avrebbe giocato, come avrebbero segnato. Cosa vuoi di più? Ormai il ciclo a Roma era finito. Un allenatore così istintivo aveva bisogno di una nuova scossa".
"Merita applausi per ciò che ha fatto - conclude -. E se arriverà qualche fischio allora sarà per il troppo amore. I tifosi l’hanno amato così tanto che forse sono rimasti delusi dall’addio, ma non saranno fischi d’odio. Secondo me gran parte dello stadio gli renderà il giusto tributo. All'Inter si sta facendo voler bene da tutti pure lì. È la sua forza. I risultati gli stanno dando ragione poi. In più si è portato Correa, un fedelissimo".
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Venerdì 13 dicembre