Pizarro: "Covid-19, la situazione in Cile non è bella. Scudetto? Credo che non lo vincerà nessuno"
“La situazione non è carina, soprattutto perché dal 18 ottobre fino a qualche giorno fa c’erano le manifestazioni. E ora si è aggiunta la pandemia”. Intervenuto telefonicamente su SkySport, David Pizarro racconta l’emergenza Coronavirus direttamente dal Cile: “Mi dispiace e mi fa paura chi ci governa, ci sono informazioni importanti non dette. La paura dei cittadini è data da una trasparenza che non ti lascia con la tranquillità necessaria di cui avresti bisogno. Questa settimana si è aggiunto il collegio dei dottori, quindi siamo un po’ più tranquilli. Ma sembra che la strada sia la stessa presa dall’Italia. Io presidente del Cile? Per quello devo crescere, e non l’ho fatto più (ride, ndr). Son sempre stato attento alla mia educazione civica e in questo momento mi fa parlare di quello che potrebbero fare di diverso. Il futuro l’abbiamo visto in Cina, Italia e Spagna, se diventa peggio di così si è sbagliato qualcosa di grosso”.
Qual è la maglia che custodisci più gelosamente a casa tua?
“Paolo Maldini. Ce l’ho ben nascosta quella della sua ultima partita a San Siro, ma abbiamo vinto noi e gli abbiamo guastato la festa (ride, ndr)”.
Ti sarebbe piaciuto giocare in una squadra allenata da Sarri?
“Ho avuto la fortuna di avere allenatori che amavano giocare dalla metà campo in su. L'idea di Sarri non mi avrebbe creato problemi, lo assomiglio al calcio di Spalletti con cui ho lavorato una vita. Mi avrebbe fatto piacere, il suo Napoli era bello da vedere”.
Dopo aver lasciato l’Inter, Pizarro si trasferisce alla Roma, fortemente voluto da Lucano Spalletti. L’esordio è da dimenticare, arriva la sostituzione e il cileno reagisce male: “Ho fatto una bruttissima partita. Poi siamo andati in palestra e il mister ci ha riunito: mi ha chiamato davanti al gruppo e mi ha chiesto se avevo qualcosa da dire. Ho detto no, poi il silenzio. E siamo andati ad allenarci. Poi la partita dopo ho segnato in Champions League”.
Ricordo più bello di Roma e della Roma?
“Il gruppo umano che si è formato in quegli anni. Con tutte le difficoltà economiche della famiglia Sensi ci siamo diverti con il nostro gioco, era il nostro scudo. C’era grande rispetto l’uno per l’altro, abbiamo avuto un momento duro dopo l’addio di Spalletti, ma allo stesso tempo siamo andati vicini allo scudetto con Ranieri. I pianeti però non si sono allineati...”.
Chi la spunterà tra Juve, Lazio e Inter?
“Secondo me nessuno, almeno per il momento. Non assegnare lo Scudetto? L’altra volta sentivo un vostro collega e lo chiamava ‘lo scudetto vuoto’. Sarebbe una cosa del genere, no?”
De Rossi è il più forte centrocampista con cui hai giocato?
“Uno dei più forti, per tanti anni. Sono stato sei anni accanto a lui e ci conoscevamo a memoria, abbiamo fatto una bellissima coppia in Italia e in Europa. L'addio al Boca Juniors? Ci siamo sentiti, peccato sia andato via prima perché a gennaio l’ho visto motivato e speravo di andarlo a trovare. Ma a casa comanda la moglie, quindi ha finito (ride, ndr)”.
In chiusura, un messaggio per l’Italia: “Forza Italia! Daje, daje!”